Cinisello (Sesto) – Sgombero nuova occupazione

  Cinisello (Sesto) – Sgombero nuova occupazione


Stanno sgomberando in questo momento una casa occupata da pochi gironi da alcuni compagni a cinisello balsamo, vicino a sesto, in viale stalingrado…

per ora i carabinieri sono fuori e stannno identificando

cinisello


Olanda – Giro di vite contro le occupazioni, un appello per la difesa degli squats

Olanda – Giro di vite contro le occupazioni, un appello per la difesa degli squats

Una chiamata da Amsterdam

Il divieto di occupare edifici non è una minaccia – è un’opportunità e uno strumento… e a noi piacciono gli strumenti.

A partire dal primo di ottobre occupare stabili abbandonati diventerà illegale in Olanda. Questi sono i nostri ultimi giorni di Squatting “legale” e i nostri pirmi giorni nelle nostre nuove vite da criminali. Diversamente da quanto affermato, la nuova legge non offre alcuna soluzione per gli edifici inutilizzati, ma esclusivamente maggiore protezione ai proprietari speculatori. In teoria squattare o essere presente in un occupazione potrà portare entro breve fino a 2 anni di carcere.

E’ tempo di rivoltarsi contro il divieto di occupazione e lo Stato, con le sue politiche contro qualsiasi cosa non sia commerciale e patinata. Prenderemo le strade, mostreremo la nostra forza e la nostra rabbia. Dobbiamo chiarire che questa legge non ci spaventa e non ci fermerà dall’occupare. Con tutte le nostre azioni, con il continuare a vivere a modo nostro, mostriamo che non siamo spaventati dalle loro leggi e dai loro divieti. Questa volta dovranno davvero aspettarsi resistenza. Il momento di agire è questo! [Read More]

Padova – Sullo sgombero della nuova occupazione del Gramigna

  Padova – Sullo sgombero della nuova occupazione del Gramigna


Padova – Sullo sgombero della nuova occupazione del Gramigna

CONTRO DEGRADO E SPECULAZIONI, 10-100-1000 OCCUPAZIONI

Questo è lo striscione che capeggiava sulla facciata dell’edificio scolastico “G. Zanella – Davila”, (quartiere Torre) lasciato marcire da anni ad opera delle varie amministrazioni comunali, che il collettivo politico Gramigna ha occupato per ricreare un centro popolare e riaprire uno spazio pubblico al quartiere.

La risposta del sindaco non è tardata: infatti, martedì 21/09 lo stabile è stato sgomberato per mano di decine di agenti delle “forze dell’ordine”. Gli abitanti del quartiere che passavano in zona, come nei giorni precedenti, hanno espresso solidarietà ai compagni, delusi che lo stabile venisse nuovamente chiuso.

Siamo rimasti meravigliati per il buono stato di tutto l’edificio, dai bagni alle stanze, come ad esempio la palestra, con tanto di spalliere ed attrezzi utilizzabili; ma quello che ci ha più colpito è la quantità di materiale didattico praticamente nuovo presente nel prefabbricato che veniva utilizzato come scuola elementare: computer, cattedre, lavagne, banchi, sedie ed armadietti. Quanto spreco!

Proprio in questi giorni con la ripresa dell’anno scolastico, fa discutere la notizia che alcune scuole in Veneto (e non solo) non hanno abbastanza sedie nelle aule per gli alunni che sono costretti a sedersi sui banchi, o addirittura c’è chi ha chiesto ai genitori dei bambini delle scuole elementari di “portarsi il banco da casa” perché la scuola non ha i soldi per comprarli.

Chi ha fatto chiudere l’istituto medio inferiore “G. Zanella – Davila” e chi successivamente l’ha lasciato al degrado ha lasciato a marcire un’enorme quantità di materiali (pagati dai genitori degli alunni) invece di metterli a disposizione delle scuole che ne hanno bisogno.

Anche questo è frutto della contestata riforma Gelmini che continua a tagliare i fondi alla scuola pubblica, provocando danni alle famiglie costrette a pagare rette sempre più alte, attaccando l’istruzione che rappresenta un diritto per tutti.

I tagli economici si riflettono anche sui posti di lavoro generando precariato. Infatti, il mese di Settembre, è stato caratterizzato da tantissime mobilitazioni degli insegnanti in difesa dei posti di lavoro in tutta Italia. Questo è solo un aspetto della più generale situazione del mondo del lavoro che negli ultimi anni ha visto aumentare il numero di cassaintegrazioni e di licenziamenti.

Di stabili e in particolare di scuole abbandonate e lasciate al degrado la città è piena.

Negli anni il Centro Popolare Gramigna ne ha occupati molti nel tentativo di restituirli alla collettività, ma le varie amministrazioni comunali li ha sempre fatti sgomberare, lasciandoli nuovamente al degrado. In città ci sono esempi lampanti di questa pratica, basti vedere via Lungargine sinistro a Camin, sgomberato nel 1998 e sempre più degradato, o via Decorati al valor civile sgomberato nel 1996 e ancora murato, via Retrone in zona Sacro Cuore e molti altri ancora.

Anche questo posto è sotto il giogo degli speculatori che hanno come unico interesse il profitto. Questo meccanismo è lo specchio della pratica attuata in tutto il quartiere Torre, storicamente punto di riferimento per tutti gli altri quartieri della zona.

Ribadiamo che il mantenimento di tutti i terreni e costruzioni abbandonate viene pagato dai lavoratori, nella busta paga di ogni mese! Quello che ci spinge ad occupare gli spazi comunali abbandonati da anni è la volontà di riaprirli per chi ha il bisogno di viverli e di farli vivere, e di farlo insieme a tutti i proletari, lavoratori e pensionati, giovani e studenti, mamme e bambini che sentono la necessità di uno spazio di socialità. Un bisogno che ci avevano espresso numerosi abitanti del quartiere Torre con varie idee e proposte.

Il consigliere di quartiere Paolo Cesaro (del PD) ha dichiarato che l’occupazione del Gramigna è intollerabile. Sappiamo bene che per l’amministrazione comunale non è tollerabile chi si riappropria, tramite l’occupazione, degli spazi pubblici generalmente utilizzati da lorsignori per i loro giochi economici e di speculazioni edilizie.

Collettivo Politico Gramigna

www.cpogramigna.org

gramigna


Senigallia (Mi) – Sgomberato il Mezza Canaja

  Senigallia (Mi) – Sgomberato il Mezza Canaja


La mattina del 22 settembre l’autorità giudiziaria ha posto i sigilli al centro sociale di Senigallia

Senigallia – Il Csoa Mezza Canaja messo sotto sequestro Il Comunicato: Il giudice, il sindaco e lo spazio della politica 22 / 9 / 2010

Nella mattina di mercoledì 22 settembre l’autorità giudiziaria di Ancona ha posto sotto sequestro la fabbrica ex-ragno che il Mezza Canaja occupa da dieci mesi.

La messa dei sigilli è la conclusione di un’articolata operazione giudiziaria che è cominciata lo scorso 24 giugno con la notifica a tredici attivisti del centro sociale di altrettante denunce con l’accusa di occupazione, scasso e istigazione a delinquere. In verità, compare anche un altro denunciato, ovvero il direttore responsabile del Corriere Adriatico per aver pubblicato le motivazioni dell’occupazione. Altro che bavaglio, questa è intimidazione bella e buona verso chi svolge il proprio lavoro.

Le denunce firmate dal Procuratore della Repubblica Giovanna Lebboroni hanno fornito su un piatto d’argento al Giudice per le Indagini Preliminari la motivazione per mettere sotto sequestro lo spazio. Ricordiamo, uno spazio abbandonato da circa vent’anni, di proprietà della società “SO. DE. CO. REAL ESTATE S.R.L.”, una delle scatole cinesi della “Unione Fiduciaria s.p.a.”. In pratica, uno stabile in mano alla grande rendita finanziaria e speculativa.

La pratica della messa dei sigilli, del sequestro preventivo, per sgomberare gli spazi occupati è ormai un dispositivo repressivo da anni ampiamente usato in tutta Italia. L’azione giudiziaria occupa lo spazio della politica, si sostituisce a essa, eliminando di fatto ogni possibilità di mediazione, di trattativa, d’incontro, di confronto, di dialogo e di dialettica tra la dimensione sociale dei movimenti e quella politica delle istituzioni.

L’azione giudiziaria si dà quindi come atto di violenza pura.

La strategia politica della seconda Amministrazione Angeloni – quella con i Verdi al governo – verso il Mezza Canaja è stata essenzialmente quella di aprire una trattativa che avesse, di fatto, come unico obiettivo la demolizione delle ex-colonie Enel, utilizzando il ricatto della penale per evitare ogni tipo di resistenza. La strategia dell’Amministrazione Mangialardi – quella con i Verdi, PdCI e SEL al governo – è stata invece quella di ignorare pubblicamente il problema, di far finta di niente.

Nonostante sei anni di precarietà, tre occupazioni e continue tensioni, il Mezza Canaja – piaccia o non piaccia – si è però radicato nel tessuto sociale di questa città, assumendo, di fatto, il ruolo di un’organizzazione politica riconosciuta e partecipe alla vita civica e pubblica di Senigallia.

E’ ora che chi governa questa città si assuma la responsabilità politica di dire a tutti i suoi cittadini se il Mezza Canaja è una risorsa – un bene comune – per Senigallia o se invece è un problema. Il primo caso implica una gestione politica, il secondo una da ordine pubblico. Scorciatoie burocratico-amministrative fondate sul dare un colpo al cerchio – far star calmi noi – e uno alla botte – non fare scelte politiche pubbliche – non sono più praticabili. Oggi, o la politica ha la volontà di trovare una soluzione pubblica, credibile e stabile, partendo da un accordo condiviso tra parti diverse e con diversi interessi, oppure, accetta la criminalizzazione dei movimenti, perché questo è ciò che nemmeno troppo sottotraccia, emerge dall’azione giudiziaria.

Lunedì 27 settembre incontreremo il Sindaco Maurizio Mangialardi per proporgli una “soluzione politica”. Soltanto una volta ascoltate e pesate le sue parole, decideremo se e come reagire allo sgombero, se è il tempo del confronto o dello scontro.

Mezza Canaja

Mezza Canaja


Milano – Occupazione migrante

  Milano – Occupazione migrante


OCCUPAZIONE MIGRANTE A MILANO

Indymedia Lombardia , 21.09.2010 10:03

OCCUPIAMO PER AVERE RISPOSTE ALLE NOSTRE RICHIESTE Ci presentiamo; siamo cittadini del Sud del mondo. Siamo Bengalesi e Sudamericani. Siamo 10 famiglie che attendono da anni vivere con dignità. Rappresentiamo 10.000 famiglie, solo a Milano, che si trovano nelle stesse nostre condizioni.

Ci chiamiamo Abul, Mohammad, Karim, Moura, Sabina, Samia,Jessica,Tito, Ruben. La nostra colpa è essere “extracomunitari”

I nostri figli e figlie sono nati negli Ospedali di Milano. Non sono stati riconosciuti come cittadini italiani. Portano il marchio “straniero” dei loro genitori.

Lavoriamo nei vostri cantieri, nelle vostre fabbriche. Molte delle nostre mogli curano, oltre ai nostri, anche i vostri figli.

Sudiamo e lavoriamo in questa terra che amiamo. La consideriamo nostra, non per togliervi chissà cosa. Ma perché ci ha accolto. Con generosità, amore e integrazione.

MA OGGI CI RESPINGE. E CI È OSTILE.

Dopo aver lavorato,curando gli anziani e i vostri bimbi, come se fossero i nostri, Milano ci condanna. Dopo che ci ha preso i soldi per pagare le vostre pensioni Milano ci espelle. Dopo che abbiamo anticipato centinaia di migliaia di Euro per le sanatorie, i decreti flussi, i ricongiungimenti familiari, le iscrizioni alle scuole dei nostri bimbi, le tasse, gli affitti esorbitanti per il solo fatto di essere stranieri, Milano ci truffa

Non abbiamo voluto approfittare di scorciatoie mafiose/truffaldine. Abbiamo agito sempre nella tanto declamata “Legalità” invocata dal Ministro Maroni, dal Vice sindaco De Corato, e dal Prefetto Lombardi.

MA ADESSO VOGLIAMO RISPOSTE

ALLE 30.00 PRATICHE DI RICONGIUNGIMENTO FAMILIARE ALLE 300.000 SANATORIE DEL 2009 ALL’ISCRIZIONE AI BANDI DELLE CASE A.L.E.R. AL FONDO SOSTEGNO AFFITTI L’ISCRIZIONE DEI NOSTRI FIGLI A SCUOLA

OGGI ABBIAMO DECISO DI RENDERCI VISIBILI, COMPIENDO UN’AZIONE CHE SAPPIAMO È ILLEGALE.

ABBIAMO OCCUPATO PER AVERE UN FUTURO PER NOI E PER LE NOSTRE FAMIGLIE

ABBIAMO OCCUPATO PER AVERE RISPOSTE! USCIREMO DA QUI QUANDO GLI AVREMMO AVUTE!!!!

Coordinamento AZIONE Migrante

C.O.A. Sangallo 5

Coordinamento azione migrante


Cosenza – A tre mesi dallo sgombero di viale Trieste

  Cosenza – A tre mesi dallo sgombero di viale Trieste


Cosenza

A tre mesi dallo sgombero di viale Trieste

comunicato

Oggi, a distanza di tre mesi dallo sgombero di viale trieste, arrivano le prime avvisaglie repressive da parte della questura di cosenza con delle notifiche nei confronti di otto attivisti, alcuni dei quali erano li solo per portare solidarietà. A Cosenza come in Italia riappropriarsi di bisogni negati, riappropriarsi degli spazi e dei luoghi della città, scippandoli all’incuria in cui li relegano le amministrazioni è un reato. Ancora una volta assistiamo a tentativi di criminalizzazione di chi lotta per la riappropriazione dei diritti sociali da parte della procura e della questura di Cosenza.

La questura di Cosenza ancora una volta si distingue per queste inchieste che non hanno nulla dal punta di vista giudiziario (parliamo di un portone rotto e di una occupazione di uno stabile abbandonato da oltre dieci anni) e tutto da quello politico. Non le è bastata l’assoluzione piena di tutti i militanti no global in un processo fatto durare ben 9 anni con 52 udienze costato ai cittadini oltre 1 miliardo di vecchie lire. Ora vorrebbe riaprire una nuova filiera di testimonianze, gip, gup,nuove udienze , con conseguenti tensioni nella città. Siamo tutti certi che una nuova assoluzione ci attende. Abbiamo agito per riappropriarci di un diritto negato, in questa città che offre solo cemento per il riciclaggio e per le camarille politiche, escludendo precari, poveri, immigrati, rom, studenti. è d’obbligo contrapporsi e contestare queste centrali repressive che da tempo stanno contrattando e contrastando quelli che sono i bisogni di vita dei migranti, precari, studenti.

Quello all’abitare è un diritto che reclamiamo in tempo di crisi e ce lo riprenderemo!

PRENDOCASA COSENZA

prendocasa


Padova – Nuova occupazione del Gramigna

  Padova – Nuova occupazione del Gramigna


Padova – Nuova occupazione del Gramigna

CONTRO DEGRADO E SPECULAZIONE RICREIAMO LA SOCIALITA’

Come si è certamente avuto modo di constatare, il quartiere padovano di Torre vede da ben 7 anni e mezzo una situazione di totale abbandono dell’edificio scolastico medio inferiore “G. Zanella – Davila”, e da pochi anni la stessa sorte è toccata all’adiacente prefabbricato che ospitava i bambini del quartiere frequentanti la scuola elementare.

Benché la giunta Zanonato abbia provveduto alla costruzione di un plesso scolastico di classi elementari e medie a poca distanza dal precedente, in degrado in cui quest’ultimo riversa si palesa non solo esteticamente, ma inoltre richiama la questione degli spazi, presentandosi come l’ennesimo esempio di luogo lasciato a marcire ( il nuovo plesso sarebbe dovuto sorgere sulla demolizione del presente, dichiarato inagibile da anni). L’attesa della costruzione del nuovo edificio (oggi in via Luxardo) è costata parecchio ai ragazzi e alle famiglie ‘torresane’ che hanno frequentato le scuole medie dal 2002 al 2008: un trasloco nella sede “G. Zanella- N.Copernico” di Pontevigodarzere con relativi disagi di trasporto. Le famiglie si ricorderanno certo della scomodità dell’affitto di un pullman in quegli anni. Ora che la struttura fatiscente non funge neanche più come sede di voto elettorale, il degrado è ancora più evidente.

Il Collettivo Politico Gramigna ha pertanto deciso di occupare lo stabile e di ovviare a quest’inaccettabile stato di sfacelo strutturale ed estetico. Il suddetto Collettivo è attivo nella città di Padova da ben 23 anni, un lungo arco di tempo in cui la militanza politica ha toccato temi di sfondo sociale e culturale, al vertice dei quali spiccano l’impegno per la creazione di spazi autogestiti e di aggregazione popolare, la lotta antifascista e contro ogni tipo di discriminazione, l’opposizione alle logiche di potere e di palazzo. Con il recupero di luoghi abbandonati –in particolare con la scorsa occupazione di via Retrone durata otto anni- il Gramigna è riuscito a divenire un punto di riferimento per centinaia di giovani, studenti, lavoratori e precari. A dispetto di ciò, gli innumerevoli sgomberi a cui siamo stati soggetti non hanno minimamente favorito la condizione degli stabili occupati, ma anzi li hanno riportati a uno stato di fatiscenza che perdura ancora oggi, come nella stessa via Retrone (zona Sacro cuore), dove, nonostante la promessa del sindaco Zanonato, a seguito dello sgombero del 2007, di rivalutare l’area per la collettività, lo scenario non è cambiato.

Con la nostra occupazione, riteniamo che quelle aule, per anni vuote, siano più idonee a luogo di dibattiti, attività di controinformazione e controcultura, sede di aggregazione popolare, integrazione sociale, cene popolari, iniziative politiche, musicali e culturali. Il Centro Popolare si avvarrà del presente inaridimento dell’area per ribadire ancora una volta la necessità di uno spazio di costruttiva socialità e per manifestare alla Giunta in carica che la spontanea autogestione è nettamente preferibile ad anni di vuoto ed abbandono. Precisiamo che il C.P.O. Gramigna non si vuole porre come un’entità chiusa, elitaria e che non interagisce con il quartiere, e le attività di gestione spontanea si concretizzeranno sin da subito in momenti di “bonifica” e di ridimensionamento esterno dell’edificio.

Infatti lo spazio fisico occupato dal Collettivo Politico Gramigna non vuole essere un mero punto di arrivo del nostro percorso , ma un concreto mezzo, in primo luogo, mediante il quale far rivivere in chiave politica il quartiere e la sua socialità, sin dal primo giorno di occupazione.

OCCUPARE E’ GIUSTO E NECESSARIO

COLLETTIVO POLITICO GRAMIGNA

gramigna