Torino: Mezcal Squat – La psichiatria cambia il nome ma non il vizio

ev_manicomiMANICOMI GIUDIZIARI, OPG, REMS
LA PSICHIATRIA CAMBIA IL NOME MA NON IL VIZIO!

Nell’Italia di oggi dove questioni importanti come inquinamento, lavoro e scuola sono gestite con la regola aurea nazionale dei tarallucci e del vino. Dove i sedicenti rottamatori di ieri sono diventati i dittatori catodici di oggi. Dove l’essenza de ”Il Gattopardo”: cambiare tutto per non cambiare niente, e’ ben più rispettata della costituzione; in questa Italia, il 1° Aprile 2015 con la legge 81, sono stati chiusi ufficialmente gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.

Ma, in una Repubblica delle banane come questa, una bella notizia nasconde sempre una fregatura. Come i servizi segreti, nella storia del paese, cambiarono solo sigla (SIM,SIFAR,SID,SISDE,AISE) mantenendo intatta la vocazione principale per stragi, depistaggi e collusioni mafiose; anche in questo caso, come vuole la prassi collaudata del trasformismo italico, si passerà dagli OPG alle REMS senza cambiare la sostanza. Chiusi i 6 OPG nazionali, vogliono aprire decine di queste Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza su scala regionale. Cambia il nome ma di fatto si mantiene la coercizione, la pesante sedazione/lobotomia a mezzi chimici sotto lo sbandierato fine di “recupero e cura” degli incarcerati o, come vengono definiti, internati.

Il passaggio da OPG a REMS ha però anche altre implicazioni oltre al nome. Gli OPG passano dalla giurisdizione del ministero di grazia e giustizia a quella dell’autorità sanitaria regionale ovverosia ai DSM, Dipartimenti di Salute Mentale. Le attuali 700 persone rinchiuse nei 6 centri nazionali, le cui condizioni  abominevoli hanno più volte destato indignazione generale, secondo ciò che prevede la legge vengono smistati in strutture regionali con tre diversi percorsi ed esiti. Gli  internati considerati ancora bisognosi di supporto psichiatrico dovrebbero andare nelle REMS con capienza massima di 20 posti, un’altra parte in penitenziario ed una parte potrà accedere verso percorsi di dismissione. Inoltre viene fatta menzione della possibilità per i pazienti di intraprendere percorsi terapeutici individuali.

Questo dice la legge che indica la volontà teorica di eliminare gli OPG attuali, più simili ad moderni campi di concentramento che a luoghi di “cura”, centri di raccolta nazionale per centinaia di persone con le evidenti difficoltà di gestione e le tipiche aberrazioni delle istituzioni totali, come ad esempio l’unica presenza di un sezione femminile, per tutto il territorio nazionale, nell’OPG di Castiglione delle Stiviere in Lombardia. Ma le conseguenze  reali di questa legge ci dicono invece che a fronte dei 127 milioni di euro stanziati per gli adeguamenti e le costruzioni di strutture idonee, la maggior parte della regioni non ha neanche incominciato i lavori. Laddove ci siano le “residenze” la gestione sarà perlopiù privata e nemmeno si fa cenno ai percorsi di “cura” individuali e personalizzati. La legge 81 favoleggia sulla chiusura degli attuali manicomi giudiziari, la pratica ci dice dell’apertura di un numero imprecisato di mini-OPG, per di più al solo scopo di lucro. Non cambierà l’impianto della struttura psichiatrica tesa ad eliminare un problema sociale, colui che non sta nella norma, isolandolo dalla società e poco cambierà, a parte il nome ed il numero degli internati per stanza, se si mantiene la sostanza del controllo e della distruzione farmacologica dell’individuo. In aggiunta a questo la gestione delle REMS affidata a polizia privata e cooperative, quindi del tutto privata, ci sembra indichi la volontà manifesta di privatizzare e monetizzare ulteriormente il settore carcerario, in questo caso nel suo comparto psichiatrico -non che la gestione pubblica ci dia chissà quali garanzie!-.

Come anarchici, squatter ed amanti della libertà non possiamo che essere contrari ad ogni forma di coercizione sia essa carceraria con mandato securitario o psichiatrica con fine “curativo”. Lottiamo contro la presenza delle carceri, i centri di “accoglienza” per migranti, CPT o CIE che siano, i repartini psichiatrici, gli OPG od i mini-OPG cioè le REMS. Sappiamo bene che la scusa della “cura” è stata usata nella storia dalla pseudo-scienza psichiatrica come manganello sociale per internare e contenere omosessuali, oppositori politici o mogli poco accondiscendenti e tutta una serie di persone con comportamento non “Normale”.

Una “cura”, ancora una volta tra virgolette, per normalizzare la società secondo ciò che di volta in volta viene considerato a tavolino “malattia” o disturbo da eliminare. Una speculazione che viene fatta sul dolore della persona e della famiglia -laddove ci sia- che porta molto spesso all’annientamento farmacologico della volontà e dell’individuo che con un disagio a volte temporaneo si trova in un percorso obbligato, nel vicolo cieco del fine pena mai.

Per non parlare poi dei casi in cui la “cura” non voluta dal paziente si trasforma in TSO -Trattamento Sanitario Obbligatorio- e in mandato di cattura ed anche in morte. E’ accaduto già 3 volte nel 2015 e l’ultimo eclatante caso è del 5 agosto scorso dove, a Torino, per eseguire un TSO su Andrea Soldi un gruppo composto da tre vigili urbani, uno psichiatra ed un infermiere hanno bloccato il paziente per la gola e lo hanno di fatto soffocato e ucciso. Fisicamente Andrea è stato strozzato dai vigili urbani per eseguire un Trattamento Obbligatorio su mandato dello psichiatra che li accompagnava. L’autista dell’ambulanza per descrivere l’accaduto ,con agghiacciante eufemismo, dirà: “il TSO è stato un po’ invasivo,” Andrea “è stato di fatto un  po’ soffocato!”

Contro la psichiatria
Contro tutti i carceri e le reclusioni
Contro tutti i manicomi: giudiziari, OPG, REMS
Per l’autogestione libera della propria esistenza

http://www.mezcalsquat.net/la-psichiatria-cambia-il-nome-ma-non-il-vizio/