Milano: A Quarto Oggiaro story – su recenti sgomberi e arresti

A Quarto Oggiaro story

Il commissariato di Quarto Oggiaro ha dichiarato guerra agli anarchici!
Quale novità, degli sbirri che cercano di farcela pagare!
Ma partiamo dal principio.
Poco prima del 1° maggio sono iniziate le perquisizioni. Fatte con il solito stile arrogante della sbirraglia: cariche nel mercato, decine e decine di celerini che si divertono coi loro bei manganelli, digos che filma per fare il suo bottino di denunce. Una compagna arrestata per resistenza e lesioni. Nulla di nuovo insomma.

Il 12 maggio, le cose iniziano a farsi più “strane”: una pattuglia di 8 loschi individui in borghese rientra in una delle case già perquisite, in un momento in cui in casa non c’è nessuno, per effettuare una nuova perquisizione. Alcuni compagni intervengono prontamente per capire cosa stia succedendo. Come risposta,  vari insulti e affermazioni molto raffinate del tipo: “siamo polizia, facciamo quel cazzo che ci pare”, ma a quanto pare è bastata la semplice minaccia di chiamare l’avvocato per farli fuggire con fare spaesato. Chi erano costoro? La digos spesso non brilla per intelligenza, ma di sicuro non è così maldestra.

Il dubbio svanisce la mattina del 15 maggio: altro sgombero, di certo non inaspettato, di due appartamenti di una compagna e di un compagno in gestione ad MM. È il secondo sgombero di questo tipo in poco più di un mese, il copione è quindi già noto. Presenza massiccia di celere, in quantità tale da rendere impossibile un qualsiasi intervento diretto dei e delle solidali volto a impedire lo sgombero. Si decide di rimanere per tutelare il compagno e la compagna sotto sgombero e per cercare di difendere almeno le loro cose. Qualcosa non quadra, tante facce nuove, tanti sbirri in borghese, anzi tantissimi, quasi quanto i celerini.

Poche le facce tristemente note, qualche digos qua e là, qualche altro funzionario e una manciata di stronzi che purtroppo ci siamo abituati a vedere spesso cercare di intralciare le nostre strade. Un attimo di tensione: si cercano di riprendere alcuni scatoloni di un compagno appena sgomberato, che nel frattempo erano stati caricati su di un furgone di MM. Una piccola carica di alleggerimento ci respinge definitivamente, il furgone se ne va. La calma torna. La tensione si allenta. Il presidio mano a mano si scioglie mentre aspettiamo che vengano caricate le ultime cose sui furgoni e che ci raggiunga chi è ormai senza casa. Lontano dai nostri sguardi due solidali vengono arrestati, un terzo sfugge. Al presidio c’è agitazione, non si capisce subito cosa stia succedendo. Cerchiamo di svincolarci dalla sbirraglia. Ci circondano, atterranno un compagno e lo arrestano.
Il giorno dopo processo per direttissima, le accuse le solite: resistenza e lesioni.

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