Milano: Respinto un tentativo di sgombero in Barona

20151102_Milano_Respinto_un_tentativo_di_sgombero_in_BaronaContinuano il Barona le pressioni dell’Aler contro gli occupanti. Oggi un tentativo di sgombero in Viale Faenza 1 è stato respinto. L’obiettivo di Aler era sgomberare un appartamento occupato da una famiglia con due minori e una ragazza incinta. Riportiamo il comunicato del Collettivo Autonomo Abitanti Barona.

IL CORAGGIO FA LA RESISTENZA
E’ LA LOTTA CHE CI DA’ LA DIGNITA’.

Durante il corso della mattinata, Aler ha mostrato la sua vera faccia al quartiere, quella della violenza contro chi non ha niente per difendersi, quella dell’attacco inumano verso gli occupanti, quella delle minacce e delle aggressioni alle famiglie occupanti in stato di necessità.
Dopo aver minacciato di sgombero due diverse famiglie residenti in via Ovada 3, sono passati all’attacco in viale Faenza 1, dove hanno intimato a una famiglia, occupante da pochi giorni, di uscire con la forza.
La donna, percependo il pericolo per la sua famiglia, tra cui ci sono anche due minori e una figlia incinta, ha deciso di non aprire la porta e resistere allo sgombero, attirando l’attenzione dei passanti e comunicando con loro dal balcone. [Read More]

Sambuci (Roma): Censimento con la pistola all’Improbabile Squat

 volantino distribuito nei paesi vicino allo squat, in seguito ad una visita delle forze dell’ordine:

CENSIMENTO CON PISTOLA

Tentativo FALLITO di sgombero all’improbabile squat

Oggi alle 9.00 una decina tra carabinieri, guardie forestali, vigilesse e digossini si sono presentati alla porta dell’improbabile squat, occupazione nata da 11 mesi sui monti tiburtini, in provincia di Roma, vicino Sambuci.
Una ragazza  si è trovata davanti un carabiniere che, con la pistola in pugno, pretendeva i documenti.
Davanti a tanta arroganza ci siamo barricati in casa. Gli sbirri hanno prima provato a sfondare la porta, senza riuscirci, e poi si sono accaniti con una finestra che hanno, in pochi minuti, aperto a picconate.
A quel punto ci siamo rifugiati sul tetto, dove per tre ore hanno provato ad indurci a scendere, frugando nel frattempo tutta la casa cercando non si sa bene cosa.
In breve tempo sono cominciati ad arrivare i primi solidali dai paesi vicini, che in questi mesi hanno avuto modo di conoscere in prima persona questa esperienza.
Dopo aver rimediato qualche documento estorto a passanti nel bosco e aver prelevato una roncola, strumento davvero insolito in una casa di montagna, se ne sono andati minacciando un ritorno in forze, senza dimenticare di sgonfiare le gomme alle auto parcheggiate lungo la strada.
Un abbraccio complice a tutte le persone solidali, che si sono dimostrate pronte a difendere con le unghie e con i denti un percorso sempre più condiviso.

Tutto questo non può che renderci ancora più determinati nel continuare a difendere questo spazio, e da questo continuare ad attaccare.

Da una parte un collezionista di case, cambiavalute, filiali bancarie, che è disposto a tanto per difendere il mero diritto di proprietà di un rudere fatiscente e abbandonato da 50 anni, dall’altra la possibilità di condividere un posto insieme alle persone che vivono questo territorio.
Da una parte un casale pieno di merda che cade inverno dopo inverno sotto i colpi della neve, e dall’altra un luogo dove sperimentare quella socialità, scambio di conoscenze, che è sempre più limitata dalla quotidianità che viviamo tutti i giorni.

ABBIAMO GIA DECISO DA CHE PARTE STARE, E NON SIAMO DISPOSTI A NESSUNA MEDIAZIONE!

9 maggio 2013
Improbabile Squat