Roma: Lettera aperta del Csa La Torre per la costituzione del comitato romanodi sostegno all´iniziativa

Roma, 29/3/99

Che ci fanno 500 contadini indiani e africani tra la piazza della Borsa a Milano, l´Arena di Verona e il Circo Massimo? Scherzi della globalizzazione. Tra il 22 maggio e il 20 giugno di quest´anno gireranno l´Europa, su invito dell´Alleanza globale dei popoli (PGA), manifestando presso le sedi dei mercati finanziari, di istituzioni internazionali come l´Omc di Ginevra e dell´Unione Europea, delle basi Nato per denunciare le conseguenze della globalizzazione finanziaria sulle condizioni di vita loro e dell´insieme dei popoli del Sud del mondo, e per promuovere l´istanza di una lotta comune a livello mondiale tra i movimenti della società civile per la costruzione di un´alternativa sociale ed economica al neoliberismo. E´ un´iniziativa politica senza precedenti per l´Europa, nata dall´intesa fra l´Alleanza globale dei popoli, coordinamento di movimenti nato a seguito dei due incontri intercontinentali per l´umanità e contro il neoliberismo (cui aderiscono l´Ezln e i Sem terra brasiliani) e il KRRS, l´Associazione di contadini dello stato indiano del Karnakata. Il KRRS, movimento organizzato su base di villaggio, che comprende circa dieci milioni di aderenti, lotta da almeno due decenni contro la politica di espropriazione delle terre e di dissoluzione dell´economia rurale condotta in India dalle multinazionali agroalimentari con il sostegno dei diversi governi che si sono alternati alla guida del paese. E´ un movimento gandhiano, che pone alla base della sua piattaforma politica il concetto dello “swadeshi”. Il termine “swadeshi” potrebbe essere tradotto in italiano come “far da sé”, “contare su se stessi”, ed era considerato da Gandhi come il fondamento della costruzione di un´identità nazionale indiana nel corso della lotta di liberazione contro il dominio coloniale inglese. La costituzione indiana, secondo il Mahatma Gandhi, avrebbe dovuto fondarsi sull´autonomia dei villaggi, ovvero tanto sul controllo comunitario delle risorse sociali e naturali quanto sull´autogoverno della comunità di villaggio, in modo da assicurare a tutti il possesso della terra ed i mezzi per soddisfare i propri bisogni essenziali. Nonostante la storia abbia preso tutt´altro corso, facendo dell´India una potenza nucleare connotata da fortissime diseguaglianze nella distribuzione del reddito, povertà e disoccupazione strutturali, il KRRS ed altri movimenti contadini che parteciperanno alla carovana intercontinentale portano avanti coerentemente la loro lotta per la difesa della campagna indiana e del diritto all´autodeterminazione delle comunità di villaggio, utilizzando la pratica dell´azione diretta non-violenta. L´anno scorso, ad esempio, hanno estirpato diecimila piante di eucalipto di proprietà della multinazionale Monsanto.

II. La presenza diretta, collettiva, in Europa, di soggetti cui la globalizzazione pone a rischio lo stesso diritto all´esistenza, ha molto a che vedere con la nostra vita quotidiana. Quando ci aggiriamo tra i banchi di un supermercato, costretti alla scelta obbligata tra composizioni organolettiche, prezzi ed etichette di merci che i marchi classici dell´industria alimentare ci mettono a disposizione, siamo indotti ad omettere ogni considerazione politica e sociale sul significato delle nostre scelte. Altrimenti, o siamo già convinti che la rapina, la frode, l´usurpazione di beni e diritti altrui, il ricatto, siano una componente essenziale dell´ordine naturale delle cose, oppure la nostra vita quotidiana diventerebbe impossibile. Potremmo anche sorprenderci a pensare ad ogni momento che un supermercato è soltanto una tappa transitoria di un processo che permuta di continuo il nostro nutrimento nella fame e nell´espropriazione del corpo e delle menti di altri. E che le condizioni fondamentali dell´esistenza del concetto stesso di un´industria del cibo siano tanto la presenza di consumatori provvisti di reddito quanto la condanna alla fame, allo sfruttamento, all´esilio, di milioni di altri individui, ben distinti e possibilmente geograficamente molto lontani dai primi. Al mercato si vedono solo le merci, non come si è arrivati a produrle, né riveste alcun interesse la domanda su chi ci guadagni e chi ci perda dalla loro produzione e dalla loro vendita. Il segreto della merce sta nell´occultare i caratteri reali della sua sostanza sociale. Per questo la Carovana intercontinentale intende portare direttamente la voce del Sud dentro il Nord per sollecitare le coscienze attorno ai rapporti sociali effettivi impliciti nel banale atto di consumo. E´ un passaggio in cui un percorso già praticato da molti, ispirato alla necessità di trasformare radicalmente la relazione tra produttori e consumatori, attraverso il consumo critico, il commercio equo e solidale, la produzione e l´autoproduzione biologica, può accrescere la sua visibilità e la sua capacità di costruzione di senso tessendo il filo di un rapporto comune con chi subisce alla fonte il carattere costitutivamente iniquo ed oppressivo del “supermercato mondiale”. La stessa richiesta, rivolta dall´Alleanza globale dei popoli e dal KRRS ai produttori biologici di tutta Italia, di fornire i mezzi di sostentamento della carovana, ha il significato politico di manifestare una concreta condivisione di forme e obiettivi dell´iniziativa.

III. Oggi, con la ricerca biotecnologica e la creazione di colture transgeniche, l´industria multinazionale giunge a rivendicare la proprietà privata delle componenti costitutive del processo vitale, e l´imposizione ad esse della propria logica di sviluppo e di utilizzo a fini di profitto. Un seme non è semplicemente un prodotto della natura. Il processo di adattamento alle condizioni dell´ambiente in cui il seme viene coltivato, e il suo posto nel quadro della cultura alimentare delle comunità umane, è sempre il prodotto della collaborazione della natura con migliaia di anni di lavoro di generazioni successive di agricoltori, nelle società di ogni parte del mondo; ma nel momento stesso in cui il patrimonio genetico del seme viene analizzato da un laboratorio biotecnologico, può essere brevettato e sottoposto ai vincoli della “proprietà intellettuale”, costringendo l´effettivo creatore, cioè la comunità contadina, a pagare le royalties sul copyright per la sua utilizzazione. Tutto ciò è divenuto possibile anche nel nostro continente, con l´approvazione nel Parlamento europeo, nei mesi scorsi, della normativa sulla brevettabilità del patrimonio genetico degli organismi viventi. Oggi si manifesta un grande allarme per le conseguenze imprevedibili delle colture transgeniche sulla salute umana e sugli ecosistemi. L´Inghilterra, il paese europeo che è stato più toccato dallo scandalo della “mucca pazza”, pare si stia orientando per una moratoria di tre anni sulla coltivazione e la commercializzazione dei prodotti transgenici. Il senso di insicurezza e la sensibilità sociale rispetto agli effetti delle manipolazioni genetiche sul metabolismo umano si sono profondamente diffusi negli ultimi mesi, tanto da far prevalere, in molti paesi occidentali, il rifiuto collettivo – provato da sondaggi di marketing promossi dalle stesse multinazionali – del consumo di cibo geneticamente manipolato. La carovana intercontinentale vuole portare l´attenzione sociale non sulle sole manifestazioni di superficie, ma sulle ragioni profonde che consentono agli interessi economico-finanziari di dar vita a manipolazioni su larga scala del DNA. Non c´è nessun complotto segreto ai danni dell´umanità, ma si stanno semplicemente tirando le somme di un sistema che ha permesso a pochi gruppi multinazionali di conquistare il monopolio sulla produzione delle tecnologie meccaniche, energetiche,
chimiche, biologiche, che costituiscono i mezzi di produzione del lavoro agrario, e, di lì, il controllo sulla produzione e sulla commercializzazione del cibo su scala globale.

IV. E´ da decenni, almeno dagli anni ´40, che l´economia capitalistica ha trasformato la produzione alimentare in una delle più complesse attività industriali umane. Il massiccio uso di fertilizzanti, pesticidi, concimi di origine chimica, ha aperto la via alla generalizzazione in tutto il mondo di un modello di agricoltura ad alta intensità di capitale ed a bassa intensità di lavoro. Gli spettacolari aumenti della produttività del suolo, e, quindi, i bassi prezzi degli alimenti, consentiti dall´agricoltura organizzata su scala industriale, sembrerebbero apparentemente impermeabili ad ogni obiezione critica. Ma sta di fatto che questo modello di sviluppo agrario, assunto da istituzioni internazionali quali la Fao e la Banca mondiale come la base fondamentale per l´eliminazione della fame nel mondo, è, in realtà, il fondamento economico essenziale del manifestarsi della fame nelle società contemporanee. L´agricoltura capitalistica, infatti, è sì più redditizia in termini assoluti ma implica una distribuzione del reddito ineguale – alti profitti, bassi salari e bassi prezzi alla produzione – e accresce la disoccupazione rurale: la piccola proprietà a conduzione familiare e la gestione comunitaria della terra vengono sostituite dal latifondo e dalla monocoltura, i contadini sono costretti a indebitarsi e infine vengono espulsi dalla terra dall´insostenibilità degli investimenti necessari a sostenere la concorrenza delle grandi imprese agricole; una parte va ad ingrossare la popolazione marginale delle metropoli del Terzo mondo, l´altra resta a lavorare la terra con salari da fame. La comunità impoverita è sottoposta all´azione disgregatrice dell´economia di mercato, ed alla frantumazione del proprio patrimonio antropologico e storico. Inoltre, il monopolio tecnologico e commerciale conquistato dalle multinazionali agroalimentari sulla produzione del cibo finisce per permettere la manipolazione dei prezzi ai danni non solo dei produttori indipendenti e dei salariati, ma degli stessi consumatori. Il processo di marginalizzazione dei contadini è un fenomeno che segna il rapporto tra il capitale e la terra, e si rinnova ad ogni fase della storia del capitalismo. E´ noto sin dagli inizi della rivoluzione industriale inglese, e nel nostro secolo ha prodotto l´accrescersi dell´oppressione sociale nell´insieme delle periferie dell´economia mondiale. Nel ´97, ad esempio, nel Karnakata, si è verificata un´ondata di 600 suicidi di contadini privati di ogni mezzo di sussistenza. Ma la redditività economica dell´agricoltura capitalistica, se valutata in termini di consumo energetico e di impatto sugli ecosistemi, si rivela come la forma più costosa e irresponsabile di utilizzo della terra. Un´articolo della rivista Scientific American, ad esempio, mostra come in una monocultura industriale, 300 unità di input (misurati in termini di consumo energetico di calorie) sono utilizzati per produrre 100 unità di cibo (sempre sottoforma di calorie). Sul piano ecologico, perciò, il sistema dell´industria agroalimentare è decisamente in perdita: l´erosione dei suoli, la salinizzazione dei terreni, la desertificazione, la deforestazione, l´inquinamento delle acque, la perdita della biodiversità sono solamente alcuni dei suoi derivati secondari.

Di fronte ad un´economia globale che sancisce il destino permanente dell´esclusione sociale della maggioranza, il KRRS propone di assumere un punto di vista alternativo che riconduca l´economia alla qualità dei bisogni sociali, sottraendola alla logica dell´accumulazione monetaria. Un´alternativa da costruire iniziando dalla centralità del diritto degli individui e delle comunità all´autodeterminazione. Una risposta molto simile a quella fornita dagli zapatisti con la rivendicazione dell´autonomia delle comunità indigene di fronte al processo di ristrutturazione neoliberista della società messicana avviato dal NAFTA, e che si oppone tanto al neoliberismo quanto alle reazioni nazionalistiche alla globalizzazione (che si difendono dai suoi rischi politici solo per metabolizzarne i contenuti economici); un´approccio che crediamo profondamente connesso all´iniziativa per la costruzione di un´Europa sociale. La Carovana intercontinentale è un´iniziativa che intende proseguire il processo di costruzione di un´opposizione globale al neoliberismo – che in questi giorni, con i bombardamenti della NATO in Jugoslavia, rende manifesta la logica di brutale violenza sottesa al pensiero unico dei mercati – valorizzando nell´azione comune la pluralità delle elaborazioni culturali e politiche dei popoli e delle diverse soggettività sociali. “Un mondo molti mondi”, cioè un processo costituente che interconnetta il punto di vista degli indios chiapanechi, dei sem terra brasiliani, dei contadini indiani, dei partigiani curdi e di tutti i popoli della terra con i percorsi di critica e di liberazione che attraversano le società dell´occidente. Un percorso orizzontale, costruito dalle relazioni che si manifestano nella società civile e dal loro impatto trasformatore sul senso comune e sull´assetto dominante delle relazioni sociali. Noi del Csa La Torre, che ospiteremo la Carovana intercontinentale (250 dei 500 che giungeranno in Europa), così vorremmo intendere il lavoro che ci condurrà sino alla manifestazione alla Fao del 4 giugno ´99. Un lavoro comune di tutti i gruppi, le associazioni, i singoli individui che intendono partecipare per riempire di senso, di proposte, di iniziativa politica, la tappa romana della Carovana intercontinentale.

Perciò ti(vi) invitiamo il giorno sabato 10 aprile h. 16 ad una riunione cittadina per la costituzione del comitato di sostegno della Carovana intercontinentale, presso i locali del nostro centro sociale, chiedendoti(vi) di fornire ogni contributo che riterrai(ete) importante per la buona riuscita dell´intero percorso dell´iniziativa.

per adesioni e richieste contattare: info: e-mail mmariuz [at] tin [dot] it tel. 06822869 (segreteria: lunedì 17-20; mercoledì 10-13; venerdì 17- 20)

Csa La Torre – via Bertero 13 (Casal´de Pazzi)

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