STAMATTINA, MARTEDÌ 13 APRILE, ABBIAMO OCCUPATO UNO STABILE, DI PROPRIETÀ PUBBLICA, IN VIA REGGIO CALABRIA 50 (ZONA PIAZZA BOLOGNA), PER RISPONDERE AL BISOGNO ABITATIVO E DI SOCIALIZZAZIONE DI QUEI RIFUGIATI CHE, ORAMAI NUMEROSI, APPRODANO SULLE NOSTRE TERRE E POPOLANO LE NOSTRE CITTÀ. INTENDIAMO INOLTRE, PORRE CON FORZA ALLE ISTITUZIONI IL PROBLEMA DI UNA POLITICA DELL’ACCOGLIENZA A ROMA, CHE NON SI MUOVA SOLAMENTE (IN MODO DEL TUTTO INEFFICACE) SULL’EMERGENZA.
Inimmaginabile è il sentiero di sofferenze percorso da migliaia di profughi da tutto il mondo verso il Giubileo dello sviluppo, la città del sole in cui scaricare il fardello di torti alla dignità, sofferenze fisiche e psichiche raccolte lungo il pellegrinaggio. Sono i profughi della modernità, uomini e donne espulsi dalle loro case, espropriati di ricchezze materiali ed affettive, del raccolto di una vita. Dalle bombe degli aerei Alleati Turchi e dai Gas di Saddam Hussein sui villaggi kurdi, dalla guerra high-tech della Nato contro la serbia, dal nazionalismo di Milosevic, dal portato di devastazione ambientale e sociale del Neoliberismo nel Sud del Mondo, fugge questo “popolo dell’abisso”. In Puglia, in Calabria, nelle isole del Sud Italia, con gommoni, piroscafi, pescherecci, i destini dei profughi dello sviluppo incrociano quello delle vittime delle guerre di genocidio ed assimilazione; uomini e donne che insieme ad una richiesta di accoglienza e di sostegno materiale interrogano l’Europa sulla propria capacità di relativizzare i propri valori, aprendo finalmente un dialogo tra pari. Le risposte ufficiali, da parte delle istituzioni competenti si sono tradotte in misure di carattere afflittivo, in quella “detenzione leggera” dei vari Centri di Permanenza Temporanea, da San Foca a Ponte Galeria, in cui si materializza l’equazione immigrato=fuorilegge. Anche nella capitale il rischio di un’interruzione del dialogo con i migranti si fa preoccupante, soprattutto con quei cittadini scampati allla guerra, rifugiatisi in Italia nel tentativo di costruirsi un’esistenza dignitosa. Molti di essi (anche donne e bambini), soprattutto Kurdi, sono oramai da troppi mesi concentrati nei giardini di Colle Oppio. Si sono organizzati fondando una “cartonopoli” che insulta la loro dignità e le nostre coscienze; vivono a ridosso di resti Romani, a rimorchio della “carità” privata e del sostegno morale e materiale di singoli cittadini, di militanti dei Centri Sociali e delle associazioni di base. Sono persone che hanno dimostrato una capacità di autorganizzazione e di gestione funzionale dello spazio che hanno occupato, ma che da alcuni giorni sono entrati nel mirino della polizia, la quale gli ha intimato più volte di abbandonare la zona. Il Giubileo non ha affatto pensato a questi scomodi pellegrini; da dieci anni a Roma, dove passa la metà dei richiedenti asilo in Italia, non si è creata una struttura per loro (il comune ha assegnato ai profughi, con il limite draconiano di quattro mesi, duecento dei trecentotantasei posti letto di cui dispone nei centri convenzionati per migranti, che coprono meno della metà del fabbisogno); mentre sono bastati due mesi per aprire il Centro di detenzione per espellendi di Ponte Galeria. Hanno bisogno di un tetto sotto il quale alloggiare e nutrirsi, ma anche coltivare e comunicare culture, storie e ragioni dell’esodo. Di fronte al silenzio delle Istituzioni, come associazioni di solidarietà ai migranti e Centri Sociali, operatori sociali, mediatori interculturali organizzatisi in osservatorio sui rifugiati, abbiamo deciso di mandare un segnale alla città di Roma ed ai suoi amministratori. ABBIAMO OCCUPATO!….La parola ora passa al Sindaco ed al Prefetto.
Osservatorio sui Rifugiati (Associazioni Azad e Ya Basta!, Casa dei diritti sociali; Centri Sociali Corto Circuito, Ex Snia Viscosa, Forte Prenestino, La Strada, Spazio Sociale Onda Rossa 32; Rialto Occupato; Tute Bianche del Quarticciolo, operatori socio-culturali e singoli individui)
Roma, via Reggio Calabria 50
Osservatorio sui Rifugiati