Occupazione del cantiere di un carcere minorile in Francia

  Occupazione del cantiere di un carcere minorile in Francia


Da stamattina, lunedì 20 febbraio 2006, decine di persone stano occupando il cantiere di costruzione del nuovo carcere minorile a Orvault (periferia di Nantes, Francia).
Se siete a Nantes, venite con noi (da avenue du bois, prima della fermata dell’autobus Fenaison della linea 87, passate dal mini parco sulla destra fino al bosco, trovate uno dei sentieri che permettono di attraversarlo, ci troviamo lì dove iniziano i lavori), portate palettes o altre tavole di legno che possa servire per costruire capanne negli alberi.
Qua sotto, il perché di quest’azione.

Perché occupare il cantiere di una prigione?

Decine di persone stano occupando gli alberi che si trovano sul terreno del futuro E.P.M (Etablissement Pénitentiaire pour MineurEs) di Orvault, nella periferia di Nantes, per impedirne la costruzione. Siamo determinat* a opporci alle violenze dello stato e dell’economia, quelle che distrugono le nostre vite: la carcerazione, la miseria, la ghettizzazione, le politiche “sécuritaires” e razziste, il salariato…

Dai carceri minorili alle politiche di “tolleranza zero”
Il governo ha progettato la costruzione di 7 EPM per minorenni da 13 a 18 anni prima della fine del 2006. Prevederaano 420 nuovi posti aggiunti ai 850 già esistenti nei quartieri per minorenni dei carceri. Questi progetti d’EPM si trovano nella periferia di Valenciennes, Meaux, Lyon, Mantes-la-Jolie, Toulouse e Marseille.

Altre misure illustrano questo rafforzo “sécuritaire” generalizzato: Augmentation delle carcerazioni:
+45% tra 1990 e 2002 per minorenni e 1320 nuovi posti per magiorenni.
Creazione dei Centres de Placement Immédiat (CPI), Centres Educatifs Renforcés (CER) e Centres Educatifs Fermés (CEF). Questi centri dimostrano un’evoluzione sempre più disciplinare anzi che politiche educative (senza dimenticare che educazione può anche fare rima con normalizzazione e controllo degli/delle individui).
Sottomissione dei servizi sociali ad una missione di controllo poliziesco degli/delle individui, con ad esempio, l’obbligo delle/degli educatrici/tori di denunciare e trasmissione dei dossier alla polizia.
Pressioni sui parenti con la sospensione dei sussidi e istaurando la responsabilità penale dei genitori di “delinquenti”.
Sviluppo delle nuove tecnologie per creare strumenti di controllo: video sorveglianza (in particolare nelle scuole), biometria, bracaletti elettronici, schedatura DNA, ecc. Tutto per un controllo permanente.
Creazione di nuovi reati, ad esempio la penalizzazione di atti quotidiani come i raggruppamenti negli ingressi dei palazzi di abitazione o frode ai trasporti pubblici, fino al coprifuoco.
Una presenza polizziesca sempre più forte e aggressiva, in particolare le Brigades Anti Criminalité (BAC) con le loro nuove armi high-tech, i controlli “di pregiudizio” (se non sei bianco o se sembri un “sovversivo”), l’assillare permanente, abusi e “irregolarità”, “incidenti” assassini coperti e nascosti.

La questione della devianza e della sua gestione.
Lo stato ritiene le/gli individui responsabili perché le/li considera colpevoli e le/li punisce. Però sono le condizioni sociali, affettive e economiche che costruiscono una persona e sono da mettere in questione queste condizioni. Come si può pensare di risolvere problemi rinchiudendo, distruggendo e torturando individui? Si tratta di una logica circolare che fa ripetere e crescere la violenza.
Il carcere instaura la punizione come sistema: esiste per fare paura e preservare l’ordine stabilito. È un supplizio che, malgrado tutti i discorsi di riforma, rimane essenzialmente degradante e umiliante. Bisogna cambiare le condizioni sociali, economiche, i modi di relazionarsi con la gente anziché punire. Non si tratta di conformarsi con la repressione o l’educazione alle norme attuali, ma si tratta di cambiarle. Dove regna la dominazione, preferiamo costruire altri rapporti tra le/gli individui, ad esempio attaccarsi al patriarcato che mantiene schemi di sottomissione e di violenza e sostituirlo con altri valori diversi dell’omofobia e sessismo a oltranza.
Le logiche del profitto alimentano un’immagine del “successo sociale”: possedere beni materiali diventa la condizione necessaria per esistere e far parte della categoria della “gente per bene”. Queste logiche trasformano quindi in “delinquente” chi non può possedere.

Ciò che viene chiamato “delinquenza” si rivela essere un modo di sopravivenza (le inevitabili economie parallele che permettono di sopravivere alle ingiustizie e alla povertà: vendere droga, rubare, rapine…). Sono a volte atti violenti contro persone (picchiare, racket, stupro…) che provocano di sicuro sofferenze, ma che non si possono impedire distruggendo psicologicamente i così detti “colpevoli”, finchè questa società continuerà a basarsi sulla competizione, l’autoritarismo, il machismo.
La “delinquenza” è spesso solo la manifestazione della rabbia e dell’opposizione alle regole imposte. Molte condannazioni sono il risultato diretto delle violenze e dell’assallire della polizia contro il quale reazioni di difesa o di protezione si trasformano in tribunale in “oltraggio e ribellione”.
Le sommosse dell’ottobre scorso, ad esempio, hanno tradotto la rivolta di chi è “rinchius*/ghettoizzat*” nelle cités, è precari* e umiliat* dai servizi sociali, il razzismo, lo stato e di chi è un* buon* cittadin*. Dobbiamo essere solidali con le persone che la repubblica non vuole anziché giudicarle…

Aggire…
In molto città, collettivi si sono formati per opporsi alla costruzion e all’esistenza dei carceri. A Nantes, esiste già un collettivo “anti EPM” e ha organizzato campagne di informazione e una manifestazione sul sito. Ci sembra anche necessario di usare forme di azioni dirette nelle nostre lotte contro la reclusione. Occupare il sito del futuro cantiere significa impedire concretamente l’inizio dei lavori. Occupare gli alberi significa mettersi davanti alle macchine e costringere lo stato a uno sgombero costoso. Con questi modi di azione offensivi, vogliamo creare un rapporto di forza di fronte allo stato. Venite a sostenete o partecipate a questa azione, a discutere, prendere info!

Contact :
of-fence [at] no-log [dot] org

Testo originale e aggiornamenti:
http://nantes.indymedia.org/article.php3?id_article=7713

trad. S.