Il movimento per il diritto all’abitare sarà sulla piazza del Campidoglio il 13 luglio per ribadire una semplice verità: la battaglia per i diritti primari non può accettare nessuna discriminazione sulla base del paese di provenienza delle persone e soprattutto, non si costruiscono comunità urbane sane basandosi sull’esclusione sociale e sulla negazione dell’accoglienza.
Le affermazioni della sindaca Raggi a proposito di flussi migratori e la cancellazione progressiva di welfare di prossimità producono un combinato disposto di tensioni sociali e alimentano a dismisura le operazioni strumentali di chi è interessato, per una manciata di voti, a scagliare il disagio di una città contro chi sta un gradino più in basso in termini economici. Il migrante diventa dunque il problema da combattere e in questo modo si accende il vero rogo tossico che rischia di dividere profondamente la capitale.
Il profilo assunto da questa amministrazione trova una sponda più che utile nei provvedimenti licenziati dal governo su immigrazione e sicurezza urbana. Anche per questo saremo in piazza il 13 luglio e continueremo a mobilitarci. Perché se Minniti e Orlando hanno deciso di dichiarare guerra ai poveri e ai migranti, proseguendo tra l’altro sulla strada tracciata dall’ex ministro Lupi con l’infame articolo 5 contro chi occupa alloggi per necessità, non ci sembra che questa amministrazione si discosti da questa visione, mantenendo in piedi la delibera 50 del commissario Tronca e non attuando gli strumenti predisposti la regione. Anche le risorse stanziate per l’emergenza abitativa restano al palo bloccate da un assessore presuntuoso, incompetente e poco energico, di cui chiediamo le dimissioni immediate.
Giovedì saremo sulla piazza del Campidoglio con tutta la Roma accogliente e solidale, capace di affermare diritti inalienabili e rivendicare libertà di movimento, residenza e accesso ai servizi. Ci saremo con la nostra composizione meticcia, mentre i migranti vengono indicati come il problema da estirpare piuttosto che come una ricchezza culturale e umana. Vincere la paura che tiene in stallo l’approvazione dello ius soli in Parlamento e che fa arretrare indietro nella storia il nostro paese sarà il compito di mobilitazioni come queste.
Ci auguriamo che da questa piazza si alzi forte il grido di Roma città aperta e si lanci per il mese di settembre un’ampia mobilitazione con al centro i diritti, che sappia raccogliere la spinta delle periferie abbandonate senza cadere nella trappola del razzismo e che sappia mischiare le vertenze costringendo la sindaca ad un cambio di passo che finora non abbiamo visto. Perché le scelte di cui questa città ha bisogno non possono essere consegnate nelle mani di calcoli elettorali di basso profilo e la scossa che il movimento 5 stelle aveva promesso si sta producendo in direzione tossica e pericolosa, sicuramente per la città di sotto.
Che il segnale arrivi da una piazza socialmente composita e non governabile ci sembra il miglior auspicio che possiamo darci. Ci vediamo in Campidoglio!