Potrebbe essere questa la sintesi di un’ordinaria mattinata di sgombero a Torino. Ad essere attaccata è stata Casa Bianca, l’occupazione dei rifugiati che resisteva in Zona San paolo da ormai 7 anni. La casa era stata occupata da decine di rifugiati nel 2008 contestualmente alla più grande occupazione dell’ex clinica di corso Peschiera, poi sgomberata nel settembre 2009. Al momento dello sgombero, che inizialmente doveva riguardare entrambi gli edifici, il gruppo di occupanti di Casa Bianca scelse di non fidarsi della sistemazione proposta dal Comune a quanti vivevano in occupazione (6 mesi in via asti o Settimo Torinese), decidendo di resistere e rimanere nell’occupazione.
Da tempo “intorno” all’occupazione era in corso un contenzioso tra il Comune e la proprietà, in merito alla situazione di degrado e abbandono del vicino palazzo (l’ex clinica) sgomberato appunto 6 anni fa. Nell’ultimo anno lo scarico di responsabilità tra istituzioni e proprietà è approdato all’interno di un tribunale. Il TAR ha unificato diversi ricorsi e con una sentenza depositata il 2 maggio scorso il Tribunale scriveva nero su bianco l’urgenza di “tutelare la proprietà dalle inerzie dell’amministrazione”, liberando lo stabile. Entro 90 giorni dalla sentenza era stato imposto a Comune e Prefettura “l’obbligo di pronunciarsi” sulle misure da adottare per tutelare legalità e proprietà dell’immobile. Questi i presupposti da cui prende le mosse lo sgombero di oggi.
Nella casa abitavano una quarantina di rifugiati. Al momento dello sgombero avvenuto intorno alle 8 di questa mattina diverse persone erano già fuori, e dopo un paio d’ore di stallo, con le forze dell’ordine entrate nel palazzo e alcune persone chiuse nelle stanze, i primi rifugiati hanno iniziato a uscire quando sono arrivate le prime proposte del Comune, presente in forze allo sgombero attraverso il suo Ufficio Stranieri.
E a questo punto la novità che ci ha regalato lo sgombero di oggi: a tutte le persone presenti all’interno dell’occupazione è stata offerta una sistemazione per 18 mesi all’interno di appartamenti; una sistemazione abitativa di lunga durata accompagnata da progetti di borse lavoro. Mai nella nostra città si è assistito a tanta grazia, così non è stato ad esempio due settimane fa con lo sgombero delle famiglie che occupavano la palazzina di via Collegno: allora la proposta istituzionale era stata una sistemazione temporanea in una palestra allestita dalla Protezione Civile.
Da mesi gruppi di rifugiati e richiedenti asilo vivono tra dormitori e parchi pubblici nell’attesa di ricevere un’accoglienza dignitosa che viene negata dalle istituzioni perché mancano posti e i fondi.
Oggi invece per “liberare” una proprietà privata dismessa si è riusciti a mettere in piedi un progetto pensato per diverse decine di persone e evidentemente ampiamente coperto dal punto di vista economico; viene da dire, e non è certo una battuta, che a nessuno dei rifugiati che vivevano in Casa Bianca mai è stata presentata un’offerta che sulla carta pare così conveniente, da quando sono sbarcati nel nostro paese a questa mattina!
Certo, si tratta di persone tutte titolari di protezione umanitaria, ma a viene da chiedersi se dietro uno sgombero attuato con questa gestione anomala non ci sia altro. Magari una nuova speculazione edilizia, visto che in questi anni, seppure incrinati dalla schermaglia amorosa approdata al TAR, i rapporti fra Comune e Proprietà non si sono mai rotti del tutto, tanto che sulla casa sgomberata è stata approvata qualche anno fa una variante al Piano Regolatore per modificare la destinazione d’uso dell’edificio, da “residenziale” a “servizi privati”.
Tra solidali e occupanti questa mattina non è stato possibile nessun contatto che non fosse telefonico. Nel momento in cui scriviamo queste poche righe i contorni del progetto non sono ancora del tutto chiari, anche se pare emergere un coinvolgimento anche della Pastorale Migranti, coinvolta nel progetto e di conseguenza coinvolta nello sgombero.
I rifugiati che occupavano Casa Bianca hanno chiesto per anni che fossero garantiti i loro diritti, a partire da quello della casa: oggi la casa, dopo anni di resistenza in occupazione, pare essere arrivata, scortata da un ingente schieramento di forze dell’ordine, e proposta con il manganello in mano.
CSOA Gabrio
Le dirette dello sgombero di ieri fatte su Radio Blackout e Radio Onda d’Urto