Roma: Un paese allergico al dissenso. La protesta contro Renzi al centro della città

201612_Roma_protesta_contro_RenziVerso mezzogiorno di oggi diverse centinaia di uomini e donne si sono riversate in piazza Venezia a ridosso dell’abete destinato ad essere decorato per le festività natalizie. Nonostante una nutrita presenza di agenti in tenuta antisommossa a presidio della piazza, con molta decisione e coraggio i manifestanti hanno superato gli sbarramenti e si sono seduti con striscioni e bandiere nel prato al centro della piazza. Le richieste sono apparse immediatamente chiare e sono rimbalzate con forza nella città e oltre. Nessuna disponibilità ad accettare un nuovo incarico per Renzi, il premier dimissionato dal voto popolare, responsabile dell’inutile e dannoso Piano Casa dell’ex ministro Lupi con dentro l’infame articolo 5.

La piena partecipazione al NO sociale trova sul piano locale la necessità che l’amministrazione comunale cancelli e superi la delibera Tronca e le politiche renziane, applicando pienamente il Piano regionale sull’emergenza abitativa dentro un percorso interistituzionale, alla presenza dei movimenti, che intervenga sul piano delle soluzioni e non dell’ordine pubblico.

Dopo l’intervento delle forze di polizia che hanno strattonato, spinto e trascinato persone di ogni età, nazionalità e sesso che resistevano passivamente sedute per terra, piazza Venezia è stata sgomberata e più di 30 persone sono state fermate, molte delle quali ancora trattenute per le operazioni di identificazione, e denunciate per manifestazione non preavvisata, resistenza e adunata sediziosa. Diversi anche i feriti tra i manifestanti, uno dei quali trasportato in ospedale.

La risposta dei manifestanti è stata composta e decisa, con un corteo fino a largo Corrado Ricci, dove si è deciso di resistere e montare una tendopoli e di convocare per domani alle ore 17 un’assemblea pubblica sulla piazza.

La mobilitazione iniziata sotto l’albero di Natale prosegue quindi con un presidio permanente con studenti, migranti, sfrattati, precari, occupanti di case, disoccupati. Quel mondo che è anticorpo alla guerra tra poveri e che costituisce una realtà sociale meticcia, attiva e stanca di subire politiche che aggravano ogni giorno la condizione di vita di milioni di persone. Il NO nell’urna del referendum ha testimoniato anche questo.

E’ chiaro che la mobilitazione di oggi intende mettere al centro l’emergenza abitativa in questa città e nel paese, individuando con estrema precisione responsabilità e colpe. Il governo Renzi in primis e le amministrazioni locali che lo hanno seguito.

Ma anche per chi si è insediato da poco e prova a governare città in crisi come Roma deve essere altrettanto chiaro che la discontinuità va espressa con urgenza e guardando verso il disagio sociale e non verso gli interessi economici di pochi. Ci aspettiamo quindi segnali in questo senso dalla sindaca Raggi e dai suoi assessori.

Non potevamo stare fermi mentre Mattarella con la sua consueta sobrietà riceve Renzi e gli propone un mandato esplorativo. Questo ex presidente del consiglio se ne deve andare insieme ad Alfano, Lupi, Boschi, Madia, Giannini, Delrio e compagnia varia e al disastro che hanno prodotto con Piano Casa, Jobs Act, Sblocca Italia e Buona Scuola.

Questa piazza è la piazza del diritto all’abitare, della dignità e dei diritti. E’ la piazza che raccoglie anche lo spirito di chi mettendo un NO nella scheda ha ribadito che l’esercizio democratico popolare ha respinto al mittente le proposte del partito di Renzi.

Ora proviamo a capire chi governa in città. Se il questore o il sindaco. E se il dissenso osannato nelle piazza fuori dall’Italia ha diritto di cittadinanza oppure no nella civile Roma.

Abitare nella crisi

Movimento per il diritto all’abitare sotto l’albero di Natale a piazza Venezia: Renzi te ne vai o no?

Nella notte tra il 4 e il 5 dicembre, con un discorso che voleva essere esemplare, Renzi lasciava onori ed oneri al cosiddetto fronte del No. Riconosceva la sconfitta e preparava le valigie. La mattina dopo la visita al presidente Mattarella ci troviamo di fronte un’altra storia. Renzi rimane per approvare la Legge di Bilancio e magari traghettare il Governo fino alle prossime elezioni, forse dopo che la Consulta nazionale il 24 gennaio si sarà espressa. Intanto lo stesso Mattarella proporrà proprio al premier dimissionario di fare un tentativo per formare un nuovo governo.

Che dire a chi pensava di essersi liberato di chi ha peggiorato sensibilmente le condizioni di vita del paese? State sereni, al massimo dovremo fare i conti con una nuova Finanziaria da digerire e probabilmente rinviare all’esito elettorale prossimo la definitiva cacciata del presidente del consiglio e dei suoi ministri?

Noi non ci stiamo! Questa volta non consentiremo che tutto rimanga come prima, come se non fosse accaduto nulla. Non accettiamo di stare a guardare un Natale che arriva e che non sarà uguale per tutti. Gli ultimi dati Istat ci raccontano un paese impoverito e con tanti giovani molto meno garantiti dei loro genitori, ed è per questo che l’81 per cento di chi ha tra 18 e 34 anni ha votato per il No e contro Renzi. Così come hanno espresso il loro voto negativo alla riforma costituzionale coloro che vivono nei quartieri periferici e al sud del paese, dove il disagio sociale è più forte e la precarietà è più diffusa.

Con la mobilitazione del No sociale abbiamo sostenuto la necessità di una rottura profonda con iphoto768631595471054975 provvedimenti di cui il premier si vanta ancora: Jobs Act, Piano Casa, Sblocca Italia, Buona Scuola. Così come abbiamo contrastato la logica delle grandi opere e dei grandi eventi. Una larga parte del paese è da tempo mobilitata perché le risorse vadano a finanziare welfare e diritti inevasi come quello alla casa, e tramite il voto referendario questo è stato ribadito con forza. Ora non è possibile fare passi indietro.

Come è accaduto immediatamente dopo il risultato elettorale che sanciva la sconfitta del “Partito Di Renzi” (PDR), dove in molti si sono mobilitati per spingere il premier ad andarsene, noi torniamo in una piazza ad alto valore simbolico per dare vita al nostro Natale precario. Il movimento per il diritto all’abitare chiama tutte e tutti a muoversi per non lasciare ancora famiglie e giovani precari o disoccupati o sottopagati, italiani e non, soli/e a fare conti che non tornano, a subire sfratti, sgomberi o pignoramenti.

Il 27 novembre abbiamo detto che la piazza è del popolo. Mai come in questo momento deve essere così. Se non è bastato il voto a cacciarlo via, sarà la mobilitazione a popolare a farlo. E questo lo deve comprendere anche l’amministrazione Raggi che ancora non ha dato quei segni di discontinuità necessari a Roma. Il no alle politiche renziane non può essere espresso solo nell’urna o con ordini del giorno a favore del No, aspettiamo che il governo della città si volti a guardare le emergenze sociali e le affronti con la necessaria autorevolezza.

Raggiungeteci al centro della città!

Movimento per il diritto all’abitare

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Abitare nella crisi