Duri scontri domenica sera a Bristol, nell’Inghilterra sud-occidentale, durante una manifestazione contro il Police bill, nuova legge proposta dalla ministra degli Interni britannica Priti Patel per aumentare i poteri della polizia e limitare fortemente la libertà di manifestare.
La ministra aveva proposto il nuovo regolamento di polizia dopo le manifestazioni femministe – attaccate con violenza dagli agenti – che avevano fatto seguito al femminicidio, da parte di un poliziotto, di Sara Everard.
A Londra ed in varie città dal 13 marzo in poi si sono susseguite le manifestazioni contro la brutalità della polizia e contro la nuova legge, che renderebbe molto difficile manifestare, introducendo divieti e sanzioni pecuniarie per chi promuove iniziative senza permesso. Una legge cucita addosso ai movimenti sociali che hanno riempito le piazze inglesi negli ultimi mesi.
La polizia avrebbe il potere di decidere se una manifestazioneè troppo “rumorosa” o “stressante” per la popolazione e quindi vietarla. Per chi non accetta il divieto sono pronte multe e galera.
Il 18 marzo a Bristol, uniti dallo slogan “kill the bill”, centinaia di manifestanti si sono diretti verso il commissariato di Bridewell. La protesta è stata inizialmente pacifica: nonostante i poliziotti fossero pochi, i manifestanti si sono seduti in terra di fronte all’edificio. Quando nell’area sono confluiti i rinforzi, la polizia ha attaccato i manifestanti che si sono difesi ed hanno contrattaccato. Le finestre del commissariato sono andate in pezzi, due mezzi della polizia sono stati incendiati.
Le iniziative contro la repressione e contro il Police bill sono state promosse principalmente da collettivi femministi, ma anche dai movimenti antirazzisti, da ecologisti e ambientalisti, organizzazioni della sinistra radicale, gruppi anarchici. Ora, anche grazie alle proteste, l’iter del disegno di legge è stato sospeso, le prossime letture in Parlamento e la votazione sono state rimandate a dopo Pasqua.
Il Police Bill è solo uno dei tanti tasselli del mosaico repressivo del governo Jhonson, del quale la ministra dell’Interno Priti Patel è la punta di diamante. La ministra si è distinta per aver sostenuto il ripristino della pena di morte in Gran Bretagna.
Di recente è stata emanata una disposizione che punisce con multe e galera gli accampamenti informali di roulotte e furgoni, dove per scelta o per necessità vivono diverse centinaia di persone a Bristol.
Ne abbiamo parlato con Luca, un compagno che vive a Bristol
Gruppi (centro sociale, collettivo, occupazione) a Bristol: https://radar.squat.net/it/groups/city/bristol/country/GB
Gruppi in regno unito: https://radar.squat.net/it/groups/country/GB
Eventi in regno unito: https://radar.squat.net/it/events/country/GB
fonte: Radio Blackout https://radioblackout.org/2021/03/bristol-kill-the-bill/