19 dicembre 2013
tradotto da http://zad.nadir.org/spip.php?article2051
Prossimo incontro dei comitati locali:
sabato 18 gennaio 2014 dalle ore 10 alle ore 19 a Fay-de-Bretagne.
Manifestazione a Nantes: 22 febbraio 2014
Dicembre 2013, dalla ZAD di Notre Dame des Landes
Cari comitati, eravamo in diversi a sentire il bisogno di scrivervi dal movimento d’occupazione sulla ZAD. Qualche mese fa, in un atmosfera di tregua, grazie alla forza della solidarietà combattiva dell’autunno scorso, molti di noi intravedevano la possibilità di un abbandono del progetto aeroporto. Immaginavamo già cosa sarebbe diventato il futuro della zona in termini sociali, agricoli e politici. Se queste riflessioni erano allora cruciali e ci aiutavano a dare un nuovo soffio alla lotta e un sovrappiù di senso al movimento, sentiamo oggi un ritorno di tensione.
I pro-aeroporti, prefettura, Vinci e consociati riprendono vigore: annunci di “venti di guerra”, commenti vittoriosi sul rifiuto dei ricorsi a livello europeo, fughe su possibile spiate, pubblicazione prossima dei decreti della prefettura necessari per “migliorare il progetto”, rapporto dubbioso della Direzione Generale dell’Aviazione Civile sul costo di mantenimento dell’aeroporto attuale di Nantes, preparazione del trasferimento delle razze e dei lavori sulla rete stradale, autorizzazione europea al governo francese di sbloccare 150 milioni di euro per la costruzione dell’aeroporto… Il cielo che si scurisce in questo inizio d’inverno è ofuscato da sporchi rumori e segnali convergenti. Ci richiama alla necessità di focalizzarci seriamente sulla possibilità dell’avvio dei lavori, fin dall’inizio dell’anno, accompagnato o preceduto da nuove offensive poliziesche. Con questa lettera vogliamo far fronte al più urgente, fare il punto sulle minacce che pesano sulla ZAD e sulle prospettive di azioni, manifestazioni e reazioni nei mesi a venire. Abbiamo infatti la sensazione di non essere sempre riusciti a trasmettere il punto della situazione fin dalla fine dell’occupazione poliziesca, o in maniera frammentaria. Vediamo che, da lontano, non è sempre facile capire cosa sia successo nel bocage.
Prima di proseguire, ricordiamo che non parliamo a nome dell’insieme del “movimento di occupazione”, entità multipla ed eterogenea, senza rappresentazione unificata (e menomale!). Cercheremo comunque nella seconda parte di fare risuonare fino da voi alcune voci di occupantx: speriamo così di rilanciare i dialoghi e gli scambi necessari per progettare insieme il seguito. L’inizio dell’anno 2014 sarà senza dubbio decisivo e bisogna prepararsi di conseguenza. Non potremmo vincere le battaglie che si annunciano senza contare sulla forza d’insieme di tutti i comitati. Uno degli obiettivi importanti di questa lettera è per altro l’invito ad un incontro con i comitati locali, specialmente quelli che sono vicini geograficamente, il sabato 18 gennaio 2014 (luogo vicino alla ZAD da precisare) in vista della preparazione di prossime azioni comuni.
Essere all’altezza della minaccia
Nel momento in cui scriviamo, l’annuncio del calendario della prefettura riguardante la messa in opera del progetto aeroporto è ancora in sospeso. Tuttavia, le grandi tappe a venire, per loro, sono oggi un po’ più chiare, e le nostre reazioni anche!
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Vietare lo spostamento delle razze e la compensazione
Durante il periodo dell’anno precedente gli sfratti, gli esperti della compagnia privata Biotope sono stati generosamente rimunerati da Vinci per elencare le razze animali presenti sul sito della ZAD. Si trattava di stimare e cifrare, secondo i loro criteri, il valore del bocage di Nantes e di applicarvi delle quote di compensazione. Per ottenere il privilegio di rompere là dove viviamo, espellere e regolarizzare i tritoni a cresta ed altre specie “preziose”, spostare certi alberi morti che danno riparo ad insetti di ogni genere, rifare qualche centinaia di metri di siepi, prati umidi e scavare decine di stagni. Logicamente, dovevano farlo nelle regioni limitrofe, su terreni comprati o affittati a quello scopo. Ma dato che, nella loro logica tutto è compensabile, non importa né dove né come, è per loro possibile “rispettare” le loro quotazioni operando dall’altra parte della Francia e anche all’estero.
Aldilà dell’aeroporto di NDDL, si tratta della messa in opera di tecniche ingegneristiche ecologiche, largamente sperimentali ed emblematiche del greenwashing moderno, che potrebbe servire da modello e legittimazione sulla fattibilità di altri progetti di questo tipo. Per le compagnie come Vinci, si tratta di acquisire il diritto di inquinare e distruggere. Le imprese mercenari come Biotope o Derveen si incaricano di legittimarlo. La compensazione incarna una logica amministrativa che pensa di porre parametri e quantificare l’intero habitat. Noi intratteniamo un altro rapporto con i boschi, bocage e sentieri, con le storie presenti e gli esseri viventi che abitano il nostro quotidiano. Questi legami sensibili e il savoir-faire, strumenti, armi e affini, risorse o ricoveri non si lasceranno spianare. Rifiutiamo assolutamente che le nostre vite siano scassate e frazionate all’infinito in equazioni sapienti secondo i principi economici in vigore.
La messa in opera dello spostamento delle razze e della compensazione significherebbe l’inizio dei lavori del futuro aeroporto. Devono teoricamente operare prima del 31 marzo per “rispettare i cicli biologici”. Impedirglielo sarà dunque ritardare considerevolmente questa fase, necessaria ed emblematica per loro, dei lavori dell’aeroporto. I primi stagni scavati di recente sono già stati richiusi. In un comunicato comune (visibile sul sito zad.nadir.org), gli oppositori all’aeroporto chiedono di venire a bloccare i lavori di compensazione sul posto per quelli che possono o a protestare con azioni adeguate davanti ai municipi, prefetture o uffici locali di Vinci. L’allerta sarà diffusa largamente in caso di lavori. State allerta!
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Sbarrare la rete stradale
I lavori all’aeroporto dovrebbero iniziare con la costruzione di una rete stradale, atta a servire e collegare le 4 vie Nantes-Rennes e Nantes-Saint-Nazaire per ampliare l’intreccio stradale urbano. I due progetti, aeroporto e rete stradale sono congiunti, inscindibili e distruttori in tutti due i casi. Uno potrà servire domani a giustificare la necessità di finire l’altro. Sul terreno, siamo d’accordo dunque sulla necessità di reagire in massa fin dalla messa in opera dei primi cantieri della rete, a priori specialmente la costruzione di uno svincolo lato est. Una grande manifestazione di blocco del cantiere come pure la messa in opera di un campeggio di resistenza vicino iniziano ad essere discussi (per maggiori informazioni e cartine stradali dettagliate sui lavori a venire, vedere documenti disponibili sul sito di zad.nadir.org).
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Nel caso di offensiva poliziesca e seconda ondata di sgomberi, moltiplicare i fronti
In caso di massicce offensive poliziesche, gli appelli sono sempre per l’occupazione dei municipi, prefetture e luoghi di potere un po’ ovunque in Francia. Naturalmente l’arrivo dei rinforzi e approvvigionamenti sulla zona, come nell’autunno 2012, sarà cruciale. Prendendo spunto delle azioni dei contadini solidali durante le giornate decisive del 23 o 24 novembre scorso, ci sembra possibile di lavorare fin d’ora ad un blocco degli assi stradali e dei flussi economici essenziali della regione che possa essere messo in opera il giorno X. Diverse opzioni sono da prendere in considerazione fin d’ora per organizzarci in modo decentralizzato: barriere filtranti, operazioni lumaca, picchetti, azioni congiunte con i contadini locali… Questa prospettiva permetterebbe a tutti quelli che non si potranno recare sulla ZAD di manifestare efficacemente il loro sostegno e la loro collera, forzando la prefettura ad operare su due fronti, mettendo in difficoltà lo spostamento delle sue truppe, aumentando di colpo il risvolto economico dell’operazione e l’impatto diretto della solidarietà fuori della ZAD. Se siete un comitato vicino geograficamente, siete invitati a partecipare al blocco della regione preparandolo a monte e coordinandovi. Se siete distanti, l’appello all’occupazione dei luoghi di potere rimane invariato.
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Manifestazione del movimento a Nantes il 22 febbraio
Una grande manifestazione con tutti i componenti del movimento anti-aeroporto sarà organizzata a Nantes il 22 febbraio, poco prima dei due turni delle votazioni comunali. Sia che questa manifestazione abbia luogo in un contesto di resistenza a lavori già iniziati sia a monte, darà sicuramente una visibilità forte e massiccia al movimento di opposizione all’aeroporto. Al momento dello spostamento delle razze, ci sarà di nuovo una visibilità del bocage sulla metropoli di Nantes. Notiamo intanto che le colonne portanti dei verdi, così loquaci quando i proiettori puntavano su Notre-Dame des Landes, si dimostrano così discreti quando devono negoziare sulle liste comunali con il PS per le votazioni comunali.
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Incontro dei comitati locali il 18 gennaio
Per costruire insieme l’azione, siete invitati con all’ACIPA e COPAIN 44 ad una grande assemblea dei comitati locali (in particolare quelli della regione, ma non solo) il sabato 18 gennaio 2014 dalle h. 10 alle h. 19 a Fay-de-Bretagne. Per informazioni, scrivere a reclaimthezad @ riseup . net
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Ritorno al futuro – Un po’ di storia recente
Nell’autunno 2012 il governo lanciava l’operazione César e mandava 2000 poliziotti a sgomberare la ZAD di Notre-Dame des Landes dove Jean-Marc Ayrault, Vinci & C° sognavano di costruire un futuro aeroporto. Ma la resistenza sul terreno -con grandi rinforzi di barricate, proiettili, scalate negli alberi o ricostruzione incessante di capanne- scatenava un immenso movimento di solidarietà e di azioni in tutta la Francia e oltre. Il 17 novembre, dopo un mese di sgomberi, 40.000 persone edificavano, in un grande cantiere collettivo, uno spazio di organizzazione e vita sulla ZAD: la chateigne. Un piccolo paese di legno con somiglianze western fangoso, su pali di legno e sentieri con panelli squadrati, una cucina, una no-taverna, dormitori, una grande sala riunioni, un laboratorio e un’infermeria…
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Fine dell’occupazione militare e commissione di dialogo
Il 24 novembre 2012, dopo nuove giornate di scontri nella foresta di Rohanne dove gli squatters erano raggiunti dagli abitanti dei borghi intorno e sostenuti dal blocco dei grandi assi della regione con decine di trattori, e una manifestazione di 10.000 persone a Nantes, il governo decideva di interrompere momentaneamente le spese. La sera stessa lanciava una commissione di dialogo, non per eventualmente rimettere in discussione il progetto, ma semplicemente “per meglio applicarlo”. In attesa delle conclusioni della commissione, glisgomberi erano fermi. Ma il governo non pensava minimamente di lasciare il terreno, mantenendo la pressione per mezzo di occupazione militare agli incroci stradali della zona. Per 5 mesi, compagnie di gendarmi mobili si alternavano di continuo per bloccare il viavai, il trasporto del materiale, per controllare e perseguire arresti mirati. Si trattava di dividere la zona sperando di aizzare tensioni interne, e di rendere invivibile il quotidiano, isolandoci. La loro strategia fu parzialmente neutralizzata dall’astuzia e la testardaggine di tutti quelli che continuarono a fare passare il necessario dai campi e nel fango, tormentare i blocchi, prenderli in giro o a girarli intorno per allentare la morsa. Durante tutto questo periodo numerose nuove capanne e case furono ricostruite e barricate e trincee erano mantenute su certi assi strategici e specialmente sulla D281, strada ancora adesso disseminata da posti di guardia, costruzioni varie e chicane. L’11 aprile 2013, qualche giorno prima della nuova grande manifestazione per l’occupazione di terreni, la commissione di dialogo rimetteva il suo rapporto e condizionava la ripresa dei lavori a nuovi studi, soprattutto a proposito delle compensazioni ambientali e agricole. In seguito a questa temporizzazione, la tattica di occupazione poliziesca, insostenibile e costosa, avvelenando la vita dei dintorni e sempre più recriminata, stava finalmente per finire. Il 15 aprile 2013, due giorni dopo un primo ritiro, i poliziotti attaccavano l’incrocio occupato questa volta dagli abitanti della ZAD, causando nuovi scontri. Da allora il checkpoint non è stato più rimesso.
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Una stagione rinviata?
Senza minacce di grandi operazioni di espulsione nell’immediato, siamo entrati in una nuova fase di lotta. Per loro si trattava solo ufficialmente di un ritardo nei lavori, il tempo di tener conto delle raccomandazioni delle diverse commissioni che avevano consegnato i loro rapporti ad aprile: erano pronti a ritornare per terminare i lavori nella zona. Noi eravamo tutti d’accordo invece di non abbassare la guardia e di sostenere alla grande la mobilitazione. Durante questi mesi di “tregua”, la zona si è trovata altri ritmi e nuove modalità di lotte. Nuove scommesse e ambizioni si sono sviluppate:
– dinamica del “Semina la tua ZAD”- valutazione e messa in opera di diversi progetti agricoli, approfondimento delle riflessioni in seno alla partizione e alla messa in coltivazione delle terre…
– cantieri e riflessioni sulle strutture collettive e habitat della ZAD,
– vigilanza permanente per non lasciare riprendere i lavori preliminari al progetto aeroporto e alla rete stradale,
– rafforzamento dei legami tra i diversi componenti della lotta e gli abitanti del luogo,
– solidarietà con tutti quelli che dovranno subire un processo nei mesi a venire o che sono già passate a giudizio,
– sostegno ad altre ZAD come quella di Avignone, partenza di carovane collettive verso l’incontro con altri spazi di resistenza…
Diventando fragile il progetto aeroporto, è necessario iniziare ad immaginare e costruire quello che potrebbe diventare la zona dopo la fine del progetto aeroporto. In caso di abbandono il rischio più grande sarebbe che le normative riprendessero il sopravvento, allontanando la gente, i modi di vita, gli habitat e le forme di cultura eversiva che si esprimono oggi con ricchezza. Sono da temere diverse opzioni: ridistribuzione delle terre a beneficio di agricoltori avidi, creazione di spazi verdi tipo Natura 2000, programmi di urbanizzazione o di sviluppo di zone commerciali pre-urbane. Per rimediare ci siamo adoperati nei mesi scorsi ad infittire i legami e le pratiche collettive mai assoggettabili a queste logiche.
Ecco un sommario di qualche tema importante d’azione o riflessione che hanno caratterizzato gli ultimi mesi:
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Trivellazione e stagni, sblocco della D281 e dialogo alle masse: resistenza sul terreno.
Durante tutti questi mesi, l’impotenza della Prefettura nell’operare sulla zona è stata sempre più evidente. Durante diverse passeggiate di riconoscimento sul tragitto previsto per la rete stradale, sono stati strappati dei paletti piantati dai geometri. In marzo 2013, in piena commissione di dialogo, dei pali elettrici posati nel quadro di un cantiere in previsione dei futuri lavori sono stati frantumati a colpi di piccone da un centinaio di persone. Non sono stati ancora rimessi a posto.
In giugno, AGO ha tentato di realizzare delle perforazioni per effettuare misurazioni sulla falda freatica con grande dispiegamento di polizia. Erano necessarie alla valutazione delle misure di compensazione. Dopo una settimana di estenuanti lavori di sistemazione, le perforazioni sono state sabotate in poche ore, con l’approvazione dell’insieme del movimento, considerando che questi studi miravano solo a legittimare il progetto aeroporto.
La settimana dopo, la Prefettura tentava di bloccare definitivamente la circolazione sulla D281. Argomentando il fatto che questa strada sarebbe diventata troppo pericolosa e che doveva comunque sparire nel quadro della costruzioni dell’aeroporto, le autorità hanno inviato dei macchinari per bloccare gli accessi con dei guardrail in calcestruzzo e dei grossi blocchi di roccia. Due giorni più tardi, la strada era riaperta con l’aiuto dei trattori. Lo è ancora adesso.
Recentemente, gli occupanti hanno scoperto una scavatrice che stava scavando una buca per fare uno stagno della cosiddetta “compensazione ecologica”. Dopo una piccola discussione con il conduttore, ha ricoperto immediatamente la buca in questione.
Se, sul posto, i portatori del progetto hanno grande difficoltà ad operare, l’intensità delle poste in gioco esterni e la fatica post-sgomberi si sono manifestati con la difficoltà di uscire dalla zona. Difatti, poche nuove azioni offensive all’esterno della zona sono state compiute dal movimento di occupazione dal tempo degli sgomberi. Il ruolo dei comitati di sostegno su quel piano è essenziale.
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Le dinamiche contadine: verso terre e pratiche comunitarie?
Nel 1972 è stata creata l’ADECA, un’associazione di difesa dei contadini riguardante l’aeroporto. Durante 40 anni gli agricoltori della ZAD, raggiunti nel 2000 dall’ACIPA (Association Citoyenne Intercommunale des Populations concernées par le proget d’Aeroport de Notre-Dame des Landes) e altre associazioni, hanno moltiplicato le azioni, studi, informazioni pubbliche… Nel maggio 2011, la cascina du Sabot, fu il primo progetto agricolo occupato, iniziato durante una grande manifestazione pubblica del movimento di occupazione sulla ZAD. Il Sabot metteva rapidamente in opera un mercato per contribuire ad alimentare la gente nei d’intorni, quella di questa lotta ed altrove. A questo punto rimaneva una scarsa decina di contadini storici della ZAD ad aver fatto la scelta di rimanere e di rifiutare le compensazioni. Espropriati, diventavano di fatto anche loro squatters.
Nel 2011, diverse organizzazioni agricole della regione si raggruppavano per creare COPAIN 44, animato da contadini che non hanno terre sulla ZAD ma pronti ad opporsi con ogni mezzo al progetto aeroporto. Durante gli sgomberi e nei mesi successivi, la “banda di COPAIN” è stata su tutti i fronti, da Rosier alla Chat-teigne, e ha salvato in-extremis la distruzione di una cascina, “Bellevue”, diventato uno spazio di organizzazione e raggruppamento sul posto. I loro “trattori vigilanti” sono diventati una leva cruciale della lotta.
Dal dicembre 2012 l’assemblea “Semina la tua ZAD”, che raggruppa contadini di COPAIN, della ZAD, occupanti e attori dei comitati di sostegno, ha ingaggiato una riflessione sulla gestione collettiva delle terre disponibili sulla ZAD, come pure sui mezzi e i fini di una produzione agricola sgombra dai mali dell’agricoltura intensiva e del suo codazzo di istituzioni. Quest’assemblea prolunga le complicità nate sulle barricate e cerca di definire le basi di risposta di fronte ai conflitti e ai rapporti di forza che possono trascinare la questione delle terre e del loro uso… E’ un mezzo per ipotizzare il futuro contadino della zona e le forme di comunicazione e di solidarietà durature.
L’appello alla manifestazione “Semina la tua ZAD” del 13 aprile 2013 è stato il frutto di questi incontri ricchi e intensi. Qualche mese dopo l’azione collettiva di sostegno all’avviamento di una decina di nuovi progetti contadini, uno spazio comune di distribuzione dei raccolti, il “non-mercato”, ha luogo, una volta alla settimana sull’incrocio liberato chiamato “de la Saulce”, occupato in permanenza dai gendarmi durante i 5 mesi precedenti. Altre iniziative provenienti da quest’assemblea cercano per l’avvenire di tenere insieme le diverse dinamiche agricole e di dare loro un senso comune.
La scalata in potenza di questa dimensione ispirata dalla lotta è stata frutto di dibattiti politici e pratici accesi: difficoltà di coabitazione tra agricoltura convenzionale e desiderio di liberarsi delle pratiche agro-chimiche o di lasciare dei terreni incolti, volontà di permettere l’accesso ai terreni per i contadini e mantenere allo stesso tempo una protezione dei luoghi occupati, dibattiti critici sull’allevamento e sulla caccia… Queste divergenze hanno dato vita a conflitti, ma alla fine hanno preso il sopravento accordi più cordiali passo a passo. A tutt’oggi esistono terreni di coabitazione nella lotta, senza occultare le diverse posizioni e i mutamenti possibili delle diverse pratiche. Nel fine estate, l’avventura “Semina la tua ZAD” prosegue con questi esempi (tra gli altri):
– l’esistenza di un laboratorio di trasformazione dei formaggi alla cascina Bellevue,
– la semina di legumi con la decisione di lasciare certi ettari di terreno incolti,
– la coltivazione di ettari di grano da panificazione per alimentare la panetteria collettiva,
– la raccolta insieme di 10 tonnellate di patate con l’ausilio di due cavalli e qualche decina di persone, da distribuire nei diversi luoghi…
Altri progetti legati alla produzione alimentare si sono sviluppati nel quadro di “Semina la tua ZAD” come una serra di produzione di spirulina che rinasce dalle sue ceneri dopo un incendio volontario nel settembre scorso.
Da ottobre 2013, l’Adeca, Copain e “semina la tua ZAD” hanno deciso una nuova azione comune sui campi lasciati incolti da AGO-Vinci. L’obiettivo era di mettere in coltivazione 21 ettari in un giorno con un associazione di fertilizzante verde, piante da foraggio e grano da panificazione. L’ordinanza giudiziaria assurda ottenuta alla vigilia da AGO-Vinci proibendo ogni semina e piantagione sulla ZAD, non ha impedito in alcun modo il balletto dei trattori e la semina a spaglio, come la piantagione di nuove siepi per rendere più fitto il bocage. A novembre è iniziata la realizzazione di un arboreto, una rete di alberi sul tracciato di una rete stradale. Nelle settimane a venire si annunciano la piantagione di frutteti, la creazione di un gruppo che si occuperà di capre e montoni e un progetto “Risemina la tua Zad” allo scopo di riorganizzarsi collettivamente per nutrire la Zad, altre lotte e luoghi amici.
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Vivere sulla ZAD
Dalla grande ondata di espulsioni, numerose costruzioni sono nate, rafforzando così il movimento di occupazione. Si contano oramai più di sessanta luoghi di vita e di organizzazione collettiva – dalla “MJC” de la Wardine dove sono organizzati concerti e discussioni nella capanna individuale passando dalla piccola frazione (No Name, Vraies rouges, Chateigne) al villaggio aeroporto della stazione. Abbiamo anche visto emergere la cattedrale di bancali dei 100 nomi, il porto e la sua capanna galleggiante e oggi il dominio regale di youpi youpi. Un certo numero di collettivi esterni dell’Alvergna, del Limosino o di Rouen sono venuti a costruire le proprie baracche e palazzi, pied-à-terre sulla zona, condivisi sovente con gli occupanti permanenti. I parigini di Transfo hanno portato “la Transfu”, una baracca in kit, diventato un centro medico e auto-media. Questi luoghi vanno ad aggiungersi alle abitazioni e cascine ancora occupate dagli abitanti e i contadini della zona che non hanno voluto andar via. Certe case affittate e abitate si sono purtroppo svuotate in questi ultimi mesi sotto la pressione di AGO-Vinci che le ha immediatamente degradate: distruzione di scale, finestre e canalizzazione… La posta in gioco per il movimento è stata ad ogni volta di occuparle al più presto prima che fossero completamente saccheggiate, di barricarle o di proteggerle con dei trattori, e di restaurarle. E’ quello che è successo al Moulin de Rohanne, ai Domaines ou à la Freuzière, in queste ultime settimane. Si stima che più di 200 persone vivono in permanenza sulla zona, alle quali si aggiungono numerosi sostegni e amici di passaggio e la certezza che diverse centinaia altre persone potrebbero arrivare al più piccolo richiamo.
Per molti occupanti della ZAD, le espulsioni sono state un periodo folle e galvanizzante ma anche un momento di distruzione, di perdita di punti fermi e di sconvolgimento delle comunità esistenti. Nel susseguirsi di manifestazioni e appelli alla resistenza, l’anno scorso è stata l’occasione di un sacco di nuovi arrivi. Tanti lo constatano, ognuno al proprio modo: c’è più gente e capanne sulla ZAD che prima delle espulsioni, una forza collettiva provata di fronte all’operazione César, incontri magici e sogni, progetti per abitare e coltivare la zona a lungo termine. C’è stato nello stesso tempo la paura di marcire, un sentimento di dispersione, storie “malsane” e tensioni sotterrane che hanno potuto tradursi con miseri rigurgiti di identità e dogmatismo ideologico, violenze e pressioni da ogni parte. I mesi di espulsioni hanno anche portato l’arrivo di rinforzi di persone portatori di rivolte profonda, a volte marginale e precaria, che non bisognava rigettare, come ovunque.
Il grande trambusto degli ultimi mesi ha visto una serie di attriti tra vecchi, nuovi, sostenitori, rivieraschi, contadini e gruppi di passaggio. Ci sono stati conflitti su questioni di vicinato, sessismo, classe, uso di alcool e altre droghe, o questioni sulla lotta e l’accessibilità delle strade intorno alla ZAD. Trovare forme di coabitazione e autogestione su grande scala, in una “zona di non diritto” per lo Stato è uno dei rischi politici maggiori, insieme appassionante ed arduo per il movimento: come non chiudere gli occhi sugli imbrogli o rifuggirli, ma prenderli di petto e tentare di emanciparsi camin facendo rifiutando le istituzioni repressive, poliziesche, giudiziarie o psichiatriche? Altre peripezie hanno anche, a volte, intaccato il morale: incendi che hanno distrutto le strutture come Bison Futé, mitica torre di avvistamento installata sulla D281, il mercato coperto del carrefour liberato o la casa della Sécherie. La distruzione in seguito a principi d’incendi con la benzina di una casa occupata da tempo a livello dell’incrocio des Ardillères è stata evitata per un pelo. Dopo una mobilitazione collettiva e lavori di risanamento è ridiventata abitabile e ribattezzata Phoenix… Questi attacchi sovente oscuri, ma presumibilmente ad opera di gente chiaramente ostile alla ZAD hanno messo a dura prova la tenacia del movimento. Ma, alla fine, il Phoenix e il non-mercato esistono tutt’ora!
Se il sostegno da parte degli abitanti dei borghi intorno è stato impressionante durante le espulsioni, la circolazione sulla D281 ha generato dei blocchi. Certi rivieraschi erano esasperati da chicane e rallentamenti, e l’interazione con le persone non è sempre stata facile. Qualche occupante puntava il dito sugli automobilisti. affermando la loro volontà di conservare i dispositivi difensivi su questa strada in caso di attacco. In risposta, a fine estate, una riunione con gli abitanti del posto è stata organizzata in un borgo limitrofe alla ZAD allo scopo di incontrarsi, confrontarsi sui problemi reali e placare le anime da una parte e dall’altra. E’ stato una risposta efficace al sobillamento da parte della Prefettura per provocare tensioni e giustificare il suo ritorno in massa. Malgrado la strategia della tensione sviluppata dalle autorità, sembra oggi che gran parte degli imbrogli che potevano influenzare il quotidiano e rendere fragile il movimento, si sono placati. Basi di dialogo e solidarietà si rafforzano e l’alleanza ricca quanto a priori improbabile tra nuovi arrivati, vecchi del luogo e militanti di lunga data, tra associazioni e occupanti autonomi, anti-aeroporto e anti-capitalisti non si è sbriciolata. Questo fronte intrecciato non sarà spazzato via.
Come su ogni habitat pieno di vita, come su ogni lotta che ha messo le radici, c’è, arrivando sulla ZAD un tempo necessario di adattamento al tessuto locale, alle persone e ai modi di funzionamento. Se questo passo esige una certa umiltà, è indispensabile per i “vecchi” applicarsi per trasmettere. In questa prima fase post-sgombero, le esigenze immediate legate alla ricostruzione di ripari, al bisogno di riprendere piede o di risaldare i collettivi, hanno forse primeggiato sulla curiosità e il desiderio di incontrarsi. Eravamo sovente divisx tra entusiasmo per il passaggio, il sostegno costante e la depressione per il “turismo militante” lasciando il sentimento di essere super sollecitati senza lasciare legami duraturi. Del resto, importa molto a tanti di noi che la ZAD non si chiuda nella costituzione di un ghetto alternativo fine a se stesso ma peschi la sua forza nelle asperità e nelle frizioni con il mondo. Abitare insieme sulla ZAD non è solo questione di numero ma anche di intelligenza collettiva, di circolazione e coordinazione tra i gruppi… condivisione di storie e sguardi diversi. Non c’è mai stato e non ci sarà mai identità “zadista”, “occupanti” o “squatter” omogenei. Possiamo anche considerare una posta in gioco il fatto di non chiudersi in questa rappresentazione, di smurarla con i contadini e gli abitanti della zona diventati di fatto “squatter” e tutti gli altri che prendono parte al movimento.
Numerose strutture collettive sono state create o rinforzate: medic, radio pirata, gruppi automedia, laboratori di riparazione bici o di scrittura, di serigrafia… Il quotidiano è spesso punteggiato da cantieri più importanti (costruzione di termocamini o muri in terre crude, scalate o pulizie delle strade) e l’accoglienza di incontri su larga scala (batukada, media libri…). In questo inizio d’inverno è previsto tra l’altro l’installazione di un capannone di stoccaggio per “Semina la tua ZAD” sul sito della vecchia casa del Rosier o la costruzione di un impianto eolico vicino all’empire state building dei 100 nomi. Ogni lunedì il ZAD-news, bollettino di collegamento locale è portato nelle buche delle lettere dei diversi luoghi di vita con i suoi annunci, informazioni, agenda della settimana e testi di riflessione interni. Durante tutti questi mesi, i naturalisti in lotta hanno, dal canto loro, moltiplicato i loro andirivieni sulla zona, realizzando un lavoro di contro-inchiesta di fronte ai progetti di compensazione e di trasferimento delle specie.
La vita sulla ZAD è stata segnata anche dall’arrivo di avvenimenti di massa, organizzati dall’ACIPA con i comitati locali. Se il movimento di occupazione non si è avvicinato alla catena umana dell’11 maggio, durante il grande assembramento d’estate del 3 e 4 agosto, abbiamo visto persone della zona gestire vari stand o nelle cucine, mentre altre privilegiavano la messa in opera di un lavoro alternativo con grosse basi, sui campi vicini. Uno degli elementi strutturanti è il proseguire di assemblee a largo raggio che si riuniscono 2 volte al mese, dal gennaio 2013, le diverse componenti del movimento al fine di aggiornarci sulle strategie, prospettive e posta in gioco del quotidiano. Confermano la possibilità di organizzarsi a partire da una realtà comunemente condivisa, quella di abitare a più o meno lungo termine sulla ZAD e d’intorni ma anche con tutta la gente della regione o d’altrove che desidera partecipare alla riflessione e mischiarsi alle voci che risuonano nel capannone de la Vache-rit riscaldando l’atmosfera.
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La Chateigne
Nel dicembre 2012 un appello venne lanciato affinché i comitati locali e collettivi si alternassero a la Chat-teigne per portare le loro esperienze, i loro obiettivi e i loro mezzi; per arrichirsi delle resistenze altrui e perchè i collettivi potessero insegnare alla ZAD e inserirsi. Durante l’inverno e la primvera numerosi gruppi hanno risposto alla sfida e hanno formato dei convogli per venir a passare qualche giorno insieme nel bocage…
Si sono incrociati così a partire dalla chat-teigne dei cantieri di elettricità e grandi divertimenti – passeggiate anti-THT intorno ai piloni o passeggiate per farsi un’idea sulla futura rete stradale e gioiosamente togliere i picchetti
– esposizioni e trasmissione orale di storie della ZAD e della lotta da parte degli abitanti che resistono
– costruzione di capanne, di una cupola e pure di una villa con ossatura di legno o di un castello in kit nella zona
– resoconti collettivi sull’orto collettivo, le lotte dei contadini indonesiani e storie di movimenti ecologisti-radicali inglesi negli anni ’90,
– dinamiche femministe e laboratori tra donne,
– preparazione di azioni, manifestazioni e partenze collettive per la ZAD di Avignone,
– discussioni su cosa sarebbe una “vittoria” o sui grandi piani di gestione del territorio,
– mense di guerra e menù succulenti,
– laboratori di maschere e difese delle barricate, di massaggi o si samba,
– numerose feste, canti di (no) Tav-erne e danze da sfondare il pavimento… (gas da argille, settimana di media-libri, settimane “anti-speciste”).
Tutto questo ci ha permesso di incontrare gruppi di Lione, dell’alvergna, di Diois, di Digione, del Finistère, di Rennes, del nord-Nozay, dei Millevaches, di Parigi… e anche tanti altri campi di azioni: anti-carceri, gas da argille, anti-spessiste, media autonomi…
Quest’esperienza forte e singolare fa capire come la resistenza qui è stata in sintonia con le speranze e le rivolte disseminate un po’ ovunque. Tra l’altro diversi comitati locali venuti a la chat-teigne hanno testimoniato il fatto che il tempo passato sulla ZAD ha rappresentato per loro un momento prezioso di conoscenza di altre situazioni, di organizzazione insieme per rientrare più forti a casa loro. In maggio, un nuovo appello è stato lanciato ad altri collettivi per continuare ad occupare regolarmente la chat-teigne. Quest’ultimo appello non ha, per il momento, funzionato bene come in passato, e la chat-teigne è stata un po’ abbandonata. Dobbiamo purtroppo constatare che, aldilà delle riunioni regolari che vi hanno luogo, le energie locali non bastano a farla vivere al meglio. Approfittiamo quindi di questa lettera per rilanciare l’appello, dato che le discussioni portate dal passaggio di gruppi sono sempre cruciali, anche in tempi più calmi (per informazioni contattare: zad.presidio@@@riseup.net).
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Di fronte alla repressione
Fare fronte alla repressione non era affare da poco prima delle espulsioni e ha continuato ad esserlo anche dopo. Dopo ogni arresto, la legal team (squadra giuridica) ha fatto e continua a fare un lavoro di accompagnamento, sia comunicando con le persone arrestate, sia contattando gli avvocati, la famiglia, i parenti. Assicura un legame con le persone che rimangono in carcere, un sostegno morale e, a volte, anche finanziario.
Durante il primo mese dell’operazione César nell’autunno 2012, la prefettura che sognava ancora un espulsione HQE non ha provveduto ad arresti, ma si è accontentata di schedare, ferire gli oppositori e distruggere le case. Alla fine di novembre, le prime persone venivano arrestate da sbirri infiltrati che spingevano ad andare allo scontro passando dalle barricate. A partire da quel momento, in concomitanza con l’inizio dell’occupazione militare, gli arresti non si sono fermati, a volte anche a scapito di persone nuove sulla zona. Sovente avevano poche conoscenze delle diverse procedure e poco avvezze a difendersi davanti alla giustizia o a contare su appoggi collettivi. Capitavano anche scaramucce durante i tentativi di controllo all’incrocio o che occupanti della ZAD rispondessero alla pressione quotidiana tormentando puntualmente gruppi di gendarmi, a volte con feriti e nuovi arresti. E’ da notare che prima delle espulsioni, la maggior parte degli abitanti della zad aveva preso l’abitudine di non dare i documenti d’identità, durante i controlli, a volte con qualche ora infruttuose di verifiche, o durante gli arresti. Questa pratica si è diffusa con successo fino a diventare un’abitudine comunemente condivisa al punto di scoraggiare molte velleità poliziesche.
Che abbiano attivamente partecipato o meno, le persone arrestate duranti gli scontri sono state processate nella maggior parte dei casi per “violenza su agenti”, “partecipazione ad un assembramento dopo ingiunzione di disperdersi”, “rifiuto di sottomettersi al prelievo segnaletico e/o DNA” e regolarmente per “porto d’arma”. Le pene inflitte in questi casi sono tra 1 e 3 mesi di carcere con sospensione della pena per le persone con una fedina penale pulita. Le persone recidive o con iscrizione hanno generalmente fatto il carcere (tra 2 e 5 mesi). Le persone arrestate sono passate in maggioranza per direttissima (giudizio seguente immediatamente lo stato di fermo che non lascia il tempo di preparare la propria difesa). Le persone che rifiutavano la comparizione immediata (che è quasi consigliabile per poter beneficiare di condanne meno pesanti) hanno sovente subito un controllo giudiziario di diversi mesi fino al processo. Tutte le persone condannate per alterchi con gli sbirri hanno ricevuto automaticamente un divieto di presenza nel perimetro vicino alla ZAD (perfino nell’insieme del dipartimento?). Qualche amico contadino si è anche beccato un’ammenda o periodo di carcere con sospensione della pena per il rifiuto di ottemperare o utilizzo di armi contro le forze dell’ordine, l’arma in questione potendo essere anche un trattore. Numerosi processi hanno avuto luogo per rifiuto di prelievo del DNA e segnaletico.
In totale, 45 persone attive in questa lotta sono passate in processo a Nantes o a St-Nazaire tra ottobre 2012 e giugno 2013.Cinque compagnx sono stati rilasciati in seguito al processo e altrx 3 sono statx emendatx di certi capi d’imputazione a loro assegnati. D’altra parte, da l’inizio dell’anno, il numero dei processi collegati ad azioni di solidarietà alla lotta, ma che hanno avuto luogo in altre sedi, non cessano di crescere. Una ventina di persone e più sono state interpellate (Parigi, l’Aveyron, la Bretagna). Inoltre, convocazioni in questura in seguito ad azioni sopravvenute mesi addietro (soprattutto pedaggi gratuiti) non cessano di moltiplicarsi. Numerose persone hanno rifiutato di presentarsi alle convocazioni senza peraltro essere perseguite fin’ora, e per adesso dette convocazioni non hanno dato seguito a processi. Si può quindi considerare che, per quanto riguarda i pedaggi gratuiti, si trattava di mettere pressione su certi protagonisti di una pratica che si sta diffondendo, senza che Vinci o le autorità osino andare oltre. Si può dunque mettere questa situazione a beneficio del movimento e di un rapporto di forze abbastanza grande per rendere fragile certe velleità repressive. Non è peraltro impossibile che arrivino altre convocazioni collegate ai fatti di mesi addietro, e perfino perquisizioni a domicilio.
Recentemente, una persona sorpresa a recuperare cibo nelle pattumiere di un supermercato è stata arrestata, poi incarcerata perché già ricercata per altri reati. C’è stato anche il caso di un’altra persona arrestata durante una manifestazione contro i vigilantes a Nantes in settembre. Due persone arrestate senza testimoni sarebbero tutt’ora in carcere e sembrerebbe che una di loro sia stata arrestata sulla ZAD.
Durante gli ultimi mesi, numerose azioni si sono svolte fronte alla repressione: manifestazioni, festa in strada, blocco di un ponte a Saint-Nazaire prima del processo, assembramento e pic-nic rumorosi davanti ai tribunali, presenze durante i processi. Due o tre manifestazioni selvagge sono terminate davanti alle sbarre del carcere per fare dei speakeraggi in strada e una notte, dei trattori hanno fatto la posta davanti al commissariato. Una campagna contro la schedatura DNA è appena iniziata. Inoltre, c’è una raccolta fondi per far fronte alle ammende e alle spese di giustizia. Ma ce ne vorrà ancora di più (per assegni e donazioni, mandare all’associazione “Vivre sans aéroport”: La Primaudière 44130 Notre-Dame-des-Landes). Il sostegno a tutti gli incolpati della lotta è primordiale per ogni movimento che desidera essere duraturo e non abbandonare nessuno. Rimane molto da fare in quel senso per rinforzare quest’aspetto fino al momento dei processi e creare la fiducia collettiva necessaria per far fronte.
In conclusione, bravx!, grazie!, saluti a tuttx voi che lanciate azioni di solidarietà, che siete passatx da qui, a chi è stato ispirato da quello che è successo sulla ZAD per dar vita ad altre resistenze e a tuttx voi che ci avete ispirato. Non saremo qui a lottare senza di voi. Contiamo su di voi per vincere questa lotta con noi quest’anno che sarà senza dubbio decisivo e speriamo che le dinamiche di qui continueranno a seminare altrove. Speriamo ritrovarvi presto la domenica 12 gennaio per l’incontro dei comitati locali.
A presto…
Gli/Le occupanti della ZAD