Uso civico dei beni comuni. Questo il titolo tutt’altro che accattivante di un dibattito che si terrà lunedì 5 febbraio a Torino in via Verdi 9, e che con ogni probabilità non avrebbe attirato granché la nostra attenzione se la location non fosse quella della Cavallerizza Reale e le guest stars invitate all’evento non fossero la sindaca torinese Chiara Appendino e il suo collega partenopeo Luigi de Magistris. Al centro della discussione le regole da rispettare nell’utilizzo di spazi come quello di via Verdi 9 così che possano essere vissuti come beni comuni e, visti gli ospiti della serata, come un bene per i Comuni. Sotto questo punto di vista l’esperienza sicuramente più significativa è quella napoletana, e non a caso, domenica pomeriggio, è previsto un incontro in cui i cavallerizzi chiederanno qualche consiglio utile sul che fare? ai loro colleghi partenopei. Il felice connubio tra Giggino ‘a manetta e una parte consistente dei centri sociali napoletani ha fatto scuola: il primo ha fornito garanzie contro lo sgombero e i secondi si sono adoperati per sostenere l’ex magistrato alle elezioni. [Read More]
Torino: Quella carogna di Davide che fa paura al probo Golia
È stata l’inconsistenza del progetto MOI a far chiudere l’ufficio del project manager non certo le proteste degli abitanti o le critiche del nostro comitato, a cui nessuno ha ritenuto di rispondere.
Leggiamo giorno dopo giorno gli articoli che soprattutto “La Stampa” pubblica con regolarità sull’ex Moi come per dare ossigeno al grande Progetto MOI, guidato dalla Compagnia di San Paolo e dal suo manager. A noi prende una certa nausea mista a esasperazione nel leggere ogni volta informazioni e riferimenti che hanno poco a che fare con la realtà. Mai un approfondimento vero, mai una domanda posta ai responsabili di tale progetto. Anche se la realtà compare in tutta la sua complessità in altre pagine dello stesso numero di giornale. In quello del 22 gennaio per esempio un titolo riporta la denuncia della presidente della Onlus Il cuore in Siria Claudia Ceniti (funzionaria di banca milanese): “Nessuno affitta una casa alla famiglia siriana”. Ma guarda! E pensare che si tratta di una famiglia tanto presentabile come ci dice la foto, dove compaiono sorridenti «papà Ghassan, mamma Dounia e i loro tre figli, tra i quali la piccola Mayar, affetta da glicogenosi genetica [che] oggi va a scuola, come i suoi due fratelli e parla perfettamente italiano» . La Stampa aveva contribuito a farli arrivare in Italia, ma poi cinquanta proprietari torinesi hanno preferito affittare a una famiglia italiana invece che a una famiglia siriana il loro appartamento. [Read More]
Torino: Le critiche al Progetto MOI
Nelle cronache cittadine, le manifestazioni di scontento dei primi giorni di dicembre nei confronti dell’operato dell’équipe di management da parte degli abitanti dell’ex Moi sono state ricondotte agli interessi materiali di pochi di loro, che sarebbero interessati probabilmente a protrarre le proprie attività illecite [come friggere pollo e patatine o tagliare i capelli?] presenti all’interno del Moi. “La Stampa” ha addirittura parlato di «racket dei posti letto e molto altro», che sarebbe gestita da un paio di individui, che non si capisce come mai non vengano arrestati se sono loro i capi a volto scoperto della protesta.
Il Comitato non approva certo la violenza fisica, ma sottolinea il clima di tensione che si è aggravato nelle ultime settimane. Molto abitanti sono estremamente preoccupati del proprio futuro e di quello dei propri figli, e non stupisce se soprattutto coloro che per molte ragioni sono più instabili psichicamente possano compiere azioni violente, che offrono appigli per maldisporre ulteriormente la cittadinanza verso gli abitanti del Moi nel loro complesso. [Read More]