Per noi l’occupazione è uno strumento di lotta il cui obiettivo principale non è la creazione di spazi per sviluppare attività ludico-culturali, ma una strategia, in cui teoria e pratica prendono forma per colpire uno dei princìpi di base della democrazia capitalista: la proprietà.
L’importanza dell’occupazione è puramente logistica. Aiuta ad avvicinare i/le compagn*, crea reti di affinità, diffusione e solidarietà, punti di incontro per dibattito, autocritica e condivisione delle esperienze. L’occupazione non è il fine, ma il mezzo che ci permette di organizzarci e cospirare. È un’espressione tangibile dell’idea del “fai da te”.
Il Potere si è impegnato per eliminare alla radice qualunque progetto di autogestione, perché attraverso questi processi si evidenzia la capacità delle persone di auto-organizzarsi ai margini del sistema.
Le strategie impiegate a questo scopo sono state tante. A partire dalla repressione più cruda, azioni di polizia, etc, per arrivare ad altre più “gentili”, basate sulla negoziazione. Differenze estetiche a parte, il fine ultimo di queste strategie non è altro che il controllo e la domesticizzazione delle nostre idee e pratiche antiautoritarie.
Da qualche tempo il Comune di Madrid, uno degli auto-nominati “del cambiamento”, ha messo in opera una campagna di molestie, intimidazioni e di sfinimento verso i centri occupati della città.
Mascherando le reali intenzioni con una parvenza di dialogo, utilizza il ricatto per raggiungere l’assimilazione di questi collettivi. [Read More]