Torino: Su una giornata di resistenza agli sfratti: il campo di battaglia

da macerie

Il campo di battaglia

Non c’è stata una battaglia vera e propria. Ma la costruzione di un grandissimo campo di battaglia, quella sì: disegnato con inseguimenti, comizi volanti, blocchi stradali, barricate di cassonetti, cortei, tamburi e slogan per tutto il giorno per tutta la Barriera di Milano – e un po’ anche in Aurora e a Porta Palazzo.

Da una parte quelle famiglie del quartiere che sono sotto sfratto e che hanno deciso di resistere e resistere ancora e che dalla primavera sono riuscite a rendere quasi impossibile il lavoro agli ufficiali giudiziari in zona; dall’altra la Questura e il Comune che hanno deciso fiaccare la resistenza concentrando gli accessi tutti nella stessa mattina – una al mese – e di usare scudi e manganelli.

All’alba tutte le porte delle famiglie che avevano deciso di resistere sono barricate, con un picchetto sulla strada che le protegge. Ad occhio e croce, tra sfrattati e solidali, sono impegnate centocinquanta persone.

Le truppe sferrano il primo attacco intorno alle sei e mezza, quando arrivano sgommando sotto l’appartamento di via Montanaro di fronte al quale erano dovuti indietreggiare a giugno. Questa volta sono tanti, e determinati, e si trovano davanti un picchetto esiguo. La casa è subito conquistata ma… sorpresa! È vuota. Tanti sforzi per niente: la famiglia in questione è andata a vivere già da qualche settimana, tranquillamente, in una casa occupata della zona. Uno specchietto per le allodole in divisa, insomma, ma pagato caro: tre del picchetto vengono portati in Questura, uno picchiato mentre tenta di allontanarsi.
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