E’ ormai passata quasi una settimana dallo sgombero dell’Asilo di via Alessandria, spazio occupato nel lontano 1995. In città si sono susseguiti diversi cortei e appuntamenti di lotta per esprimere con chiarezza che quando si sgombera uno spazio occupato con una storia di resistenza e lotta, non lo si può fare senza pagare un prezzo alto e senza aspettarsi una risposta di degna e determinata rabbia.
Dopo queste giornate ci sono compagni e compagne in carcere che vogliamo subito liberi e libere.
L’inchiesta della magistratura, che costruisce accuse di associazione eversiva per alcune campagne di lotta contro i CPR ed i luoghi di negazione della dignità dei migranti, è stato il pretesto per lo sgombero. L’intera operazione è apparsa da subito come frutto di una rappresentazione studiata a tavolino.
Il massiccio spiegamento di forze dell’ordine, con uomini e mezzi provenienti da altre città, è stato un chiaro messaggio rispetto chi voleva resistere e chi voleva portare solidarietà, ma anche per gli abitanti della zona, ancora oggi militarizzata, con il duplice segnale inviato al quartiere: da un lato quello muscolare, dall’altro quello dell’individuazione di un finto pericolo, un’occupazione, e con essa chi la abita e la rende viva.
Immediato e scontato il consenso delle istituzioni, Sindaca Appendino in testa, tutti impegnati a cinguettare, chi congratulandosi, chi rilanciando e invocando subito nuovi sgomberi. E, come da copione, il Ministro degli Interni ha gongolato convinto di avere un nuovo scalpo caldo per la sua continua campagna elettorale.
Sono state giornate in cui la questura cittadina ha scientificamente messo in campo una durissima repressione contro ogni voce di dissenso. L’abbiamo visto sin dalle prime ore delle sgombero, attraverso provocazioni, aggressioni, caccia al manifestante, sequestri veri e propri durati anche diverse ore. [Read More]
Torino: Dentro e dietro quello striscione c’era tutto
Torino: Nuove “strategie”, vecchie politiche – Resistiamo agli sfratti
Torino: Sfratto, Polizia VS Diritto alla casa
Polizia VS Diritto alla casa: E’ questa la loro democrazia!
Questa mattina in corso Cosenza 142, nella periferia torinese, è stato
eseguito l’ennesimo sfratto che ha costretto per strada un’altra
famiglia vittima della crisi e di politiche sorde ai diritti ed alle
esigenze sociali.
Una trentina di persone e amici solidali nella lotta per il diritto
alla casa si erano dati appuntamento all’alba davanti al portone per
impedire lo sfratto. Armati di striscioni e tamburi si sono opposti
alla raffinatissima strategia militare ordita dalle diaboliche menti
delle forze del disordine.
Diverse camionette sono sopraggiunte da una via laterale e gli
antisommossa sono corsi velocemente all’ingresso. Mentre un
battaglione cercava di farsi strada dalla porta principale, un altro
passava dal retro dove gli astuti digossini, che avevano dormito,
ospitati, nel palazzo, hanno potuto aprire la porta dall’interno.
I resistenti si sono quindi trovati stretti tra due fronti, ed essendo
anche numericamente inferiori sono stati fisicamente spostati
dall’androne con spinte e calci e qualche manganellata.
Il tutto si è concluso con qualche livido e una famiglia con 2
bambini per strada.
Hedia e il marito sono costretti ad arrangiarsi con lavori precari.
A causa della burocrazia e delle norme sempre più restrittive hanno
gravi difficoltà a rinnovare il permesso di soggiorno e questo rende
ancora più difficile la possibilità di accedere a qualsiasi forma di
reddito e di conseguenza a poter pagare l’affitto.
A sua volta l’assenza di reddito rende pressoché impossibile rinnovare
il permesso di soggiorno. Un circolo vizioso che in questa città si tramuta in una gestione del problema casa esclusivamente affidata ai manganelli degli invasati in blu, ad ogni sfratto più arroganti e violenti, irriverenti e razzisti (questa mattina non si sono lasciati sfuggire l’occasione di pronunciare il sempre verde “tornate a casa vostra”).
Non pensino di intimidirci lorsignori… come questa mattina restiamo aggrappati, resistiamo, consapevoli e convinti che il diritto alla casa non è in (s)vendita.
La lotta per i diritti non si ferma.
La casa è un diritto, la dignità non si sfratta.
Torino: 18 Anni di Centro Sociale Gabrio
Programma dettagliato della 3 giorni su http://gabrio.noblogs.org/18-anni-di-gabrio/
18 anni. tanto è passato dalla nascita del CSOA Gabrio. Un tale avvenimento non può che essere ricordato al meglio. Ma per noi non è solo un giusto momento di festa e divertimento da condividere con la città ed il quartiere, San Paolo, di cui ormai siamo parte integrante ed attiva.
In un periodo come questo, dominato da una congiuntura economica che ha la sua cifra nel termine “crisi”, il nostro compleanno vuole essere occasione per rilanciare una serie di pratiche che sono l’essenza del nostro essere soggetto di movimento.
Prima di tutto l’autogestione e l’autorganizzazione come capacità di prendere in mano le nostre vite e dare risposte concrete ai bisogni. Siamo stati solidali in questi anni e lo saremo ancora nei confronti di tutte quelle esperienze che fanno della riappropriazione diretta esercizio quotidiano.
Abbiamo promosso ed appoggiato negli anni occupazioni di stabili abbandonati per dare un tetto e, soprattutto, dignità a soggetti considerati ”deboli” lasciati soli dalle istituzioni. Auguriamo a queste realtà (ben 4 solo in zona San Paolo) di poter festeggiare anche loro tantissimi compleanni.
In 18 anni il CSOA Gabrio ha riconsegnato alla metropoli ed in particolar modo al quartiere uno spazio inutilizzato allestendo e fornendo in maniera solidale e fuori dalle logiche commerciali una miriade di iniziative: dagli sportelli (quello legale, quello per il diritto alla casa, quello per il lavoro) alla palestra popolare con tutti i suoi corsi. E poi la microclinica che fornisce consulenze mediche preziose, l’orto collettivo, la ciclofficina. Senza dimenticare le serate musicali, con proposte mai banali e tese alla promozione di una scena concertistica fuori dai circuiti ufficiali e commerciali. Un modo diverso di intendere la convivialità e lo stare insieme.
Tutto ciò ha portato tra le nostre mura migliaia di persone che ancora frequentano ed amano la nostra “casa”.
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