Val di Susa: sullo sgombero de la Casa Cantoniera Occupata

Da ormai un anno la pandemia ha stravolto la vita di miliardi di persone, e nel mondo distopico dove si legittima l’incremento enorme di sistemi di sorveglianza e controllo con la dottrina della guerra al virus, in cui tutto è illegale eccetto andare a lavorare, gli sgomberi e gli sfratti non si fermano.
Dopo due anni e mezzo dalla sua apertura, è stata sgomberata la Casa Cantoniera Occupata, il rifugio autogestito di Oulx.
All’interno della Casa era pieno di persone: la pandemia non ha mai fermato chi è in viaggio senza il privilegio di avere un posto in cui fermarsi.

Occupata nel dicembre del 2018, era un luogo nato per dare solidarietà alle persone che volevano attraversare il confine italo-francese al Colle del Monginevro. Un luogo di lotta e di autorganizzazione, contro tutte le frontiere e i dispositivi militari e politici che cercano di controllare e selezionare. [Read More]

Val di Susa: Sgomberato Chez JesOulx

Brutto risveglio questa mattina alla ex casa cantoniera di Oulx, divenuta, dopo l’occupazione del dicembre 2018, un rifugio autogestito per la gente in viaggio.
All’alba polizia in antosommossa, digos, vigili del fuoco e Croce Rossa hanno circondato il rifugio.
Le barricate antisgombero hanno retto per un’ora e mezza. Poi, grazie all’intervento dei vigili del fuoco, le forze dell’ordine sono riuscite ad entrare nella casa, dove dormivano una quarantina di uomini, donne e bambini.
I solidali sono stati circondati ed isolati all’esterno della casa, la gente in viaggio è stata accompagnata alla tenda della Croce Rossa per un controllo sanitario. Successivamente i migranti sono stati spostati nella struttura dei salesiani di Oulx e in un istituto di suore a Susa.
Le persone senza documenti sono state portate al commissariato di Bardonecchia.
I solidali accorsi nel frattempo sono stati tenuti lontani.
In questo stesso giorno comincia il processo per l’occupazione del primo rifugio autogestito, il sottochiesa occupato di Claviere. [Read More]

Briançon: processo 3+4+2 – Appello al sostegno, appello alla mobilitazione

La primavera del 2021 sarà segnata da due processi politici che criminalizzano la solidarietà con le persone senza documenti.
Il 22 aprile, al tribunale di Gap, due solidali saranno processati in primo grado per “aiuto all’entrata e alla circolazione sul territorio nazionale di persone in situazione irregolare”. Sono stati fermati il 19 novembre mentre aiutavano una famiglia afgana sul territorio francese.
Il 27 maggio ci sarà la sentenza in appello dei “7 di Briançon” in seguito alla sentenza pronunciata il 13 dicembre 2018. Sono stati condannati in prima istanza fino a quattro mesi di carcere e otto mesi con condizionale per aver partecipato a una manifestazione alla frontiera il 22 aprile 2018. Questa manifestazione spontanea, che è partita da Claviere per arrivare a Briançon, voleva denunciare (con la pratica) l’azione del gruppo fascista Génération Identitaire presente il giorno prima al Colle della Scala (Hautes Alpes) e la militarizzazione della frontiera in quei giorni molto serrata. [Read More]

Val di Susa: un aggiornamento dalla Casa Cantoniera di Oulx dove si resiste a sgomberi e razzismo

Il rifugio autogestito “Chez JesOulx” prosegue la sua esperienza di occupazione della Casa Cantoniera posta a pochi chilometri dal confine tra Francia e Italia.
Uno spazio autogestito e autorganizzato che dà sostegno a tutte quelle persone che cercano di violare i confini imposti dalla fortezza Europa e varcare le Alpi per giungere in Francia.
La Casa Cantoniera è sotto sgombero sin dalla sua nascita avvenuta due anni fa e rimane costantemente nel mirino della repressione poliziesca. Nonostante questo la solidarietà è tanta, come alta è la determinazione di chi la vive.

Ci aggiorna sulla situazione una compagna del Rifugio Autogestito:

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Salonicco: 2 compagni anarchici arrestati

Nelle prime ore di mercoledì 27 maggio a Salonicco, due compagni anarchici sono stati tratti in arresto per il tentato attacco incendiario/esplosivo alla casa dell’ ex membro di Nea Demokratia (il partito al governo), e ora presidente del Fondo Depositi e Prestiti, Dimitris Stamatis.
I media greci riportano che un compagno era stato visto da sbirri in borghese mentre faceva un sopralluogo intorno alla casa nel quartiere di Kalamaria; l’altro invece è stato preso nel momento in cui stava piazzando i congegni esplosivi/incendiari. Il primo compagno è stato arrestato qualche ora dopo, mentre andava in bicicletta (gli inquirenti sostengono che fosse la stessa bici con cui era stato fatto il sopralluogo ndT).
E’ scattata una grossa operazione poliziesca ed è stata perquisita la casa del compagno, oltre alle case di altri compagni. Nello specifico, sono state perquisite a fondo 4 case nel quartiere di Ano Poli, e sono stati inoltre indagati altri 10 compagni, poi rilasciati in quanto nulla era stato trovato contro di loro. [Read More]

L’Aia (Paesi Bassi): Assoluzione per tutti gli arrestati durante gli scontri del 19 novembre 2016

Il 19 novembre 2016, un gruppo di 250 manifestanti si riunì a Kerkplein per manifestare contro la crescente repressione nei confronti degli anarchici e degli antifascisti, a L’Aia così come nel resto del mondo. Il divieto di manifestare e l’identificazione di anarchici e antifascisti è uno strumento spesso ultilizzato dalla repressione, una scusa per adottare misure coercitive nei loro confronti. La manifestazione fu infatti dispersa con violenza dalla polizia e terminò con l’arresto di 166 persone.

Ora, a distanza di due anni, il pubblico ministero ha deciso di perseguire i 166 manifestanti che furono arrestati a Kerkplein. Le prime 50 persone si sono dovute presentare in tribunale il mese scorso. Dopo due giorni interi, il 3 dicembre il giudice ha decretato e le prime 50 persone sono state assolte. Ieri (13/12/2018) il pubblico ministero ha deciso di non appellarsi e di archiviare tutti i casi rimanenti. [Read More]

Padova: Presidio solidale con compagni/e del Gramigna sotto processo

Mercoledì 22 maggio ore 11.30 – Porta Portello

Presidio solidale in contemporanea al processo contro compagni/e del Gramigna –esposizione mostra sugli spazi occupati


Le lotte non si processano!

Occupare è giusto, resistere è necessario!

Ingente dispiegamento di forze dell’ordine, ruspe, macerie e denunce.
Questa è la reazione che negli anni, la giunta comunale del Partito Democratico di Zanonato ha tenuto contro chi ha scelto di stare al di fuori delle logiche istituzionali e commerciali, portando avanti la pratica dell’occupazione di edifici pubblici abbandonati. L’esperienza del Centro Popolare Occupato Gramigna continua da più di vent’anni, durante i quali sono stati aperti numerosi spazi di resistenza e di autorganizzazione della lotta, avviando, con giovani e meno giovani, studenti e lavoratori, percorsi e attività politiche, culturali, artistiche e musicali, opponendosi alla mercificazione dilagante. Con il passare degli anni la risposta delle varie giunte comunali che si sono succedute, sia di destra che di “sinistra”, è stata sempre e soltanto la repressione!

20 marzo 2011: dopo cinque mesi di occupazione e resistenza attiva, la giunta Zanonato sgombera il C.P.O. Gramigna nel quartiere di Torre. Lo stabile, l’ex scuola Zanella-Davila abbandonata da anni ma con all’interno centinaia di sedie e banchi nuovi, insieme a molto altro materiale scolastico, viene venduto al peggior offerente e trasformato in palazzine residenziali. Seguiranno 14 denunce per occupazione abusiva e 7 per resistenza a pubblico ufficiale.

28 settembre 2011: polizia e carabinieri perquisiscono le case di 4 compagni del Gramigna alla ricerca di un “pericoloso” manifesto. Quest’ultimo, affisso pochi giorni prima nelle vie del centro, accusava, a nome di un ironico “Tribunale popolare antifascista”, il sindaco Zanonato di concedere spazi pubblici al partito neofascista Casapound e alla Lega Nord, di militarizzare la città e di svendere il patrimonio pubblico agli speculatori edilizi e lo “condannava” a lavorare in fonderia per 20 anni. A ripensarci, più che una condanna sembra più un augurio in questi tempi di precarietà e disoccupazione dilagante. I 4 compagni perquisiti saranno denunciati per minacce aggravate al sindaco e per altri due reati.

Il 20 e il 22 maggio 2013 il tribunale di Padova porta alla sbarra i compagni sotto processo per entrambe le inchieste.
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Salonicco (GR): Nuovo processo dopo sgombero Delta Squat

L’occupazione Delta, a Salonicco, è stata violentemente sgombrata il 12 Settembre 2012. Nel processo-farsa che segui, dieci compagni arrestati hanno ricevuto delle pene con delle sospensioni condizionali e costretti a pagare delle multe (7.950 € in totale). Uno degli arrestati, l’anarchico immigrato Gustavo Quiroga, è rimasto in carcere ed è stato di seguito deportato in Colombia il 4 Novembre. Nello stesso mese, lo Stato Greco ha scatenato una nuova serie di processi contro 6 dagli anarchici che sono stati arrestati durante lo sgombero. I 6 compagni sono ora accusati di disturbo della quiete domestica (dal 2008), come pure per danni aggravati sulla costruzione dell’occupazione Delta. E per di più, l’Istituto dell’Istruzione Tecnologica di Salonicco “Alexandreio”, che rivendica la proprietà giuridica del palazzo sfrattato, mentre lo lascia marcire, attraverso il suo consiglio di amministrazione chiede un risarcimento di 3,5 milioni di euro per presunti danni causati dagli occupanti.
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Torino – Occupazione ex cine Zeta – Comunicato sul processo

  Torino – Occupazione ex cine Zeta – Comunicato sul processo


Occupazione ex cine Zeta. Comunicato sul processo

Torino. Il 2 maggio inizia il processo per l’occupazione dell’ex Cinema Zeta. Alla sbarra quattro anarchici accusati di “invasione di edificio” e danneggiamenti. Il PM, manco a dirlo è Antonio Rinaudo, noto cacciatore di anarchici.

Facciamo un passo indietro. Era il 10 dicembre del 2009: alle sei del mattino, l’ora degli sgomberi, Digos e agenti in assetto antisommossa buttano giù la porta di Cà Neira, lo stabile di via Zandonai occupato domenica 6 dicembre dalla FAI torinese.

Nel pomeriggio, in risposta allo sgombero del mattino, viene occupato l’ex cinema Zeta di via Colleasca, Cà Neira 2.

Dopo poco meno di due ore la polizia interviene in forze con digos e celere in tenuta antisommossa: in quaranta contro quattro compagni, mentre all’esterno si raccolgono numerosi solidali. Danneggiando gravemente la saracinesca di ingresso, la polizia fa immediatamente irruzione. Tre compagni vengono tirati giù dal tetto, poi tocca ad una compagna, che si era incatenata ad una finestra. I quattro compagni vengono fermati, perquisiti, portati in questura.

Non si può dire che a Cà Neira questo sgombero fosse giunto inatteso. L’intervento della polizia era stato preceduto da una pesantissima campagna di criminalizzazione. Media e politici si sono scatenati sin dal primo giorno per cercare – senza troppo successo – di creare allarme sociale intorno all’occupazione di via Zandonai. Molti abitanti del quartiere ci avevano mostrato solidarietà e simpatia, in qualche caso condivisione. Molti consideravano una vergogna che il vecchio prefabbricato fosse abbandonato al degrado e all’incuria ed hanno apprezzato che qualcuno, rimboccandosi le maniche, lo stesse ristrutturando per renderlo agibile.

A Cà Neira 2, ex cinema porno chiuso da lunghi anni, per la prima volta a Torino la questura ha mandato la celere in assetto antisommossa a sgomberare un posto occupato da poco più di un’ora e mezza. È probabile che la scelta di occupare un altro edificio lo stesso giorno che siamo stati sgomberati li abbia innervositi un po’.

Due anni dopo parte il processo. La repressione è la risposta alle lotte sociali, la risposta a chi pratica il riutilizzo degli spazi abbandonati in una città, dove le vetrine di Chiampa City non sono mai riuscite e a far dimenticare che troppi non ce la fanno ad arrivare a fine mese.

Due anni fa la dialettica politica tra governo e opposizione si articolava sulle occupazioni, autentica spina nel fianco della Torino “always on move”.

Le occupazioni pongono sotto gli occhi di tutti la questione del modello di società. Gli sgomberi che hanno segnato quell’autunno, voluti dal sindaco Chiamparino in accordo con la destra cittadina più razzista, sono stati anche la risposta alla forte campagna antirazzista che impegnava da oltre un anno e mezzo il movimento anarchico torinese.

Destra e sinistra unite per cancellare posti e case occupate, perché, non a torto, li considerano luoghi dove si praticano la sovversione sociale e la solidarietà con gli ultimi.

Nella desolazione sociale e politica in cui viviamo, le case occupate sono un luogo di incontro non mercificato dove praticare e organizzare opposizione sociale. È indubbio che tutto questo infastidisca, perché la maschera di belletto, che si vuole continuare a dare alla città, non può nascondere la realtà: una città dove migliaia di persone rischiano di restare senza casa, perché non ce la fanno a pagare il fitto o il mutuo. La gente viene gettata in strada mentre oltre 150.000 appartamenti sono vuoti.

La crisi economica scava un solco sempre più profondo tra la città dei ricchi, circa il 20% della popolazione, e tutti gli altri, spingendo ampi settori di piccola borghesia e di operai della grande industria verso il basso della scala sociale. Il lavoro è sempre più “precario” ed il modello è sempre quello iperconsumistico della città vetrina, dove i più sono mere comparse dell’evento stesso del consumo e degli “spettacoli” messi in cantiere in continuazione.

Le occupazioni fanno bene al corpo della città: con esse vengono proposti spazi liberati da ogni sfruttamento, gerarchia, consumismo.

A Torino tra militari nelle strade, check point razzisti e morti sul lavoro, la scommessa è sempre la stessa. Costruire, con pazienza, una trama di relazioni solidali, che attraversino le nostre periferie, azzannate dalla crisi e stritolate dalla guerra tra poveri, perché l’opposizione sociale si radichi e si radicalizzi, non in occasionali fiammate, ma nella quotidianità di un conflitto che ri-ponga al centro la questione sociale.

Le case occupate sono esempi concreti che dicono quanto nudo sia il re: per questo danno tanto fastidio ed è per questo che è importante liberare altri posti ed offrirli come occasione a tutti coloro che ci vivono intorno: a coloro che hanno un lavoro precario o non ce l’hanno; a chi non riesce a mandare i figli all’asilo; a chi non riesce ad arrivare a fine mese; a tutti coloro che pensano che questa città non sia un teatrino “sempre in movimento”, luccicante e artificiale, ma il posto dove vivere la propria vita diffondendo il virus invincibile della libertà.

Il 2 maggio comincia il processo agli anarchici di Cà Neira. Per chi volesse assistervi l’appuntamento è al tribunale – corso Vittorio 130 – alle 9, aula 55 ingresso 22

Per info e contatti:

Federazione Anarchica Torino

Corso Palermo 46 – ogni giovedì dalle 21

338 6594361

fai_to [at] inrete [dot] it

http://piemonte.indymedia.org/article/12444

Federazione Anarchica Torino


20 novembre processo Pelissero

  20 novembre processo Pelissero


SOLE SILVANO E BALENO ULTIMO ATTO? n° 2

VALSUSA T. A. V. LUPI GRIGI

Potrebbe finire la farsa tragica.

Il 20 novembre 2002 alle ore 9, nel nuovo palazzo di giustizia di Corso Vittorio, la 1° sezione penale della corte d’appello di Torino (presiede Alberto Oggero) si riunisce per valutare il caso di Silvano Pelissero su ciò che resta dei capi d’accusa cassati a Roma, decapitati della montatura politica malamente imbastita da Maurizio Laudi pubblico ministero forcaiolo, insieme agli immancabili ROS dei carabinieri e all’antiterrorismo della polizia.

Le “prove granitiche” a carico dei “Lupi grigi” fantomatici ecoterroristi anarchici, tanto sbandierate da Laudi attraverso l’instancabile amplificatore dei media, si sono squagliate rivelandosi per quel che sono: un mucchio di sterco.

Il 27 di settembre il processo era stato rinviato per un vizio di procedura, forse per allontanare ancora di piu’ il momento della sentenza definitiva. C’era stato un nutrito presidio davanti al tribunale e l’occupazione della Mole antonelliana per stendervi un grande striscione che rinfrescava la memoria a tutti: ASSASSINI. Anche in altre citta’ si erano tenuti presidi per Silvano. Di recente gli anarchici fiorentini hanno ricordato il sopruso su Silvano manifestando contro l’alta velocita’ (occupazione della tomba etrusca della “montagnola”).

C’è ancora il rischio che tornando a Torino il procedimento rifinisca nelle mani lorde dei compagni di merende di Maurizio Laudi, ai quali si accodano gli avvoltoi della SITAF, la società autostrade che ha già devastato con il suo asfalto la Valsusa, che attraverso il loro avvocato (Aliprandi) insistono nel richiedere oltre 100 milioni di lire di danni a Silvano.

Era già andata così in 1° grado e in appello, dove i suoi amichetti giudici, Giordana e Accordon, avevano provveduto a tacitare la difesa e a gratificare l’accusa, condannando l’unico superstite dei tre anarchici, Silvano Pelissero, a pene corrispondenti alle richieste del P.M. .

Ma appena uscita dal giro degli amici del bar del palazzo di giustizia di Torino, la montatura si sgretola e persino i magistrati della cassazione di Roma non riescono a prendere sul serio le insulsaggini di Maurizio Laudi.

Travolti dalle loro stesse logiche aberranti, gli inquisitori, non paghi di aver fatto morire in stato di detenzione Sole e Baleno sotto il peso di capi d’imputazione che loro stessi hanno ammesso essere fasulli, proprio per giustificare quelle due morti violente, hanno voluto che a Silvano fosse inflitta una dura condanna (6 anni e 10 mesi, divenuti 6 anni e 1 mese in appello) soltanto per accreditare le accuse -false-, affichè Sole e Baleno non fossero morti per niente. E non avendo prove, non hanno esitato ad usare illazioni e menzogne per infangare Silvano, saldamente coadiuvati da sbirri (in tribunale) e giornalisti (di fronte all’opinione pubblica).

Un’operazione di salvataggio di un’immagine compromessa da tanto orrore, cui la combriccola degli assassini, ovverosia: magistrati, sbirri, giornalisti, politicanti e speculatori del TAV, non potevano rinunciare, pena una forte perdita di credibilità di fronte al loro gregge ed un conseguente calo nell’accettazione delle loro porcate imposte a tutti. Una credibilità minata dal ripresentarsi dell’insabbiatissima vicenda dell’armeria Brown Bess di Susa (spaccio d’armi per conto dello stato -390 pistole- ) -maresciallo CC G.Tessari factotum- ispettore PS E. Souberan depistatore- F. Fuschi serial killer di stato- P.M. M. Laudi referente giudiziario.

Chiunque abbia seguito con attenzione queste vicende, ha potuto fugare ogni dubbio sulla natura criminale dello stato, sulla disumanità del potere, che per conservarsi e rafforzarsi ha la necessità imprescindibile che i sacrifici umani coronino i suoi riti spettacolari. Anche in democrazia non esistono poteri buoni.

L’avranno ben capito gli abitanti della Valsusa in via di devastazione irreversibile grazie alla costruzione della linea del Treno ad Alta Velocità. Meglio chinare la testa di fronte a qualsiasi sopruso, meglio non protestare troppo, per non attirarsi i fulmini della violenza istituzionale, se no si corre il rischio di fare la fine di quei tre anarchici. I loro sindaci, ultima ruota del carro del potere, stanno pazientemente cominciando a farglielo capire, spiegando l’ineluttabilità del volere degli speculatori, presentandola come una calamità naturale, per cui non si può fare altro che chiedere un rimborso…

Bisognerà emigrare da quell’inferno. Ma questo poco importa. Sono soltanto le vite delle persone.

Come Sole Silvano e Baleno.

Mercoledi’ 20/11/2002 ore 9.00 PRESIDIO-COLAZIONE in solidarieta’ con Silvano, di fronte all’ingresso

principale del PALAZZO DI GIUSTIZIA organizzato dagli anarchici delle case occupate.

ASILO – BAROCCHIO – RROSALIA – EX VESPAIO – -FORTE GUERCIO (AL) – TUTTOSQUAT

TUTTOSQUAT